Dopo il boom elettorale di Beppe Grillo si precano gli identikit del personaggio e c’è già chi avanza interessanti suggestioni. Ha cominciato il direttore del Giornale Alessandro Sallusti sostenendo che Beppe Grillo è come Silvio Berlusconi nel 1994. Poteva sembrare una provovazione del caustico Sallusti per giustificare i voti che del Pdl che sarebbero andati al grillino che ha vinto a Parma ma oggi il fine analista politico della Repubblica Filippo Ceccarelli ha scritto un commento dal titolo eloquente. “Tra modello tele-populista e suo politico dell’umorismo, vite parallele di Beppe e Silvio”. Come sempre Ceccarelli è arguto e propone, sia pure con tutte le cautele, un paragone tra i due leader: “Vale la pena di ripeterlo: la politica è fatta di interessi reali e Grillo non è Berlusconi. Ma se sul piano del contenuto i due restano inconciliabili su quello delle forme, dei simboli, delle rappresentazioni e di tutto quanto fermenta nel pentolone dell’immaginario hanno parecchie cose in comune. Anche troppo. Un approdo da autodidatti della politica. Un partito personale. un evoluto modello carismatico. Un afflato populista, anzi tele-populista. unche di ribaldo, di piratesco, di sovversivo addirittura che consente al grande pubblico come personaggi che hanno dichiarato guerra al sistema”. Tra le similitudini Ceccarelli ci mette anche l’umorismo.
Se la fenomenologia proposta da Ceccarelli è suggestiva e contiene anche degli elementi di verità, proprio perchè “la politica è fatta di interessi reali” sarebbe bene non farsi prendere troppo dalle suggestioni e guardare anche alle differenze strutturali fra i due. La prima e più macroscopica differenza è che Beppe Grillo sarà anche tele-populista ma le televisioni, a differenza del cavalier Berlusconi, non sono sue e se mai deciderà di andarci dovrà farlo stando alle regole scritte e non scritte della tv, sia essa pubblica e privata. Non è una differenza da poco perchè è come dire con altre parole che Beppe Grillo non porta con sè per sua fortuna ma anche sfortuna quel conflitto d’interesse che ha caratterizzato l’era berlusconiana e che secondo qualcuno è stato anche uno dei cardini del suo successo politico. E’ appunto una differenza strutturale.
Non basta. Ceccarelli cita l’umorismo come tratto comune. Ma anche qui non ci siamo. L’umorismo di Beppe Grillo è il mezzo con il quale il fondatore del movimento 5 stelle è riuscito a parlare con grandi masse, è il viatico che lo ha portato dai palchi alla politica, mentre quello di Berlusconi è un umorismo inconsapevole, frutto di una cultura machista, arrogante, figlia della cultura degli anni ’60 in Italia fatta di barzellette “sporche”, doppi sensi da cabaret o da avanspettacolo. Nulla che ricordi la comicità voluta e caustica di Beppe Grillo. Tra i due c’è un abisso culturale e difficilmente i due personaggi sono assimilabili.