Marchionne veste PradaIl gioielliere Graff rinuncia alla quotazione: la paura attanaglia anche il mondo del lusso?

Del mondo del lusso non si fa che dire che sia immune alla crisi. E i numeri non danno adito ad altre interpretazioni: le griffes d'altagamma non fanno altro che crescere a doppia cifra (qualche es...

Del mondo del lusso non si fa che dire che sia immune alla crisi. E i numeri non danno adito ad altre interpretazioni: le griffes d’altagamma non fanno altro che crescere a doppia cifra (qualche esempio: i profitti di Burberry nel primo trimestre 2012 sono cresciuti del 26% a 376,2 milioni di sterline, al netto delle imposte) e anche a guardare lontano (alla bolla immobiliare cinese e al conseguente rallentamento dei consumi) le nuvole all’orizzonte sembrano essere davvero poche, specie se confrontate con il temporale che sta investendo il resto del mondo. Il mondo del lusso va bene anche grazie all’estremo oriente, bacino di clienti dalla carta di credito facile che fanno manbassa di prodotti logati specialmente durante i viaggi, in Italia e in Europa: chi ha puntato su Cina e affini, insomma ci ha visto giusto. Ha avuto occhio Prada, quotata l’anno scorso a Hong Kong, che è stata premiata qualche settimana fa dall’upgrade di HSBC che ha innalzato il rating del marchio, passato da neutral a overweighted.

Eppure c’è chi, davanti alla quotazione sulla medesima piazza, si ritira aspettando tempi migliori: si tratta del gioielliere britannico Graff il cui listing era previsto per l’8 giugno e che, notizia di ieri, rinuncia al debutto in borsa. L’azienda puntava a raccogliere fino a un miliardo di dollari (oltre 782 milioni di euro) dalla vendita delle azioni a un prezzo, che secondo le previsioni sarebbe stato tra 25 e 37 dollari di Hong Kong (tra i 2,5 e i 3,7 euro). Il ritiro dell’IPO fa sorgere qualche dubbio sul contesto generale: complice un andamento negativo dell’Hang Seng, indice principale della borsa di Hong Kong, i marchi quotati nell’ex colonia britannica non hanno vissuto un periodo felicissimo. Che anche il lusso si stia cominciando a preoccupare?

Chi non si preoccupa di certo è Giorgio Armani: nel 2011 il gruppo che fa capo allo stilista lombardo ha chiuso con ricavi in crescita del 13,6% a 1,804 miliardi, Ebit +23,2% a 281,8 milioni, liquidità netta a 643 milioni. Anche Armani punta fortemente sulla Cina: da ieri è a Pechino dove ha incontrato gli studenti della facoltà di design dell’Università e dove oggi ha organizzato un evento iper scenografico, la “One Night Only in Beijing” per presentare vis-à-vis le proprie collezioni invernali uomo e donna al pubblico cinese.

Domani, invece, sarà la volta degli Armani Tweet Talks, una discussione – la prima – sulla moda che si appoggia alla piattaforma Twitter: se avete domande, twittate con l’hashtag #armanitweettalks, il tema del discorso è, ça va sans dir, la Cina.

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