L’episodio di cronaca è ormai noto: Mercoledì sera, durante la partita Fiorentina-Novara, terminata con il punteggio di due a due, durante il primo tempo, sotto di due gol, Delio Rossi, allenatore dei viola, ha deciso di sostituire il suo giocatore Adem Ljajic.
Quest’ultimo, arrivato in panchina, ha ironicamente applaudito l’allenatore rivolgendogli anche alcune parole – che si sono poi rivelate offese nei confronti della famiglia di Rossi – provocando la reazione del mister che, afferrandolo con il braccio sinistro, l’ha letteralmente preso a pugni, salvo poi essere allontanato dal suo staff tecnico.
Delio Rossi, come sa chiunque segua il calcio italiano, in questi anni si è sempre contraddistinto per un carattere garbato ed estremamente signorile.
Cosa può aver portato un uomo mite come Rossi ad avere una reazione così scomposta?
Sicuramente la situazione tesa che si respira da qualche mese a questa parte in casa viola, con la squadra che arranca tra le ultime posizioni e a due giornate dal termine del campionato deve ancora raggiungere la salvezza matematica, poi l’arroganza, la maleducazione, la sfacciataggine del giovane Ljiajic che gli ha mancato di rispetto pubblicamente.
La reazione di Rossi è stata immediatamente condannata da tutti i moralisti che nel nostro paese, ogni qual volta si presenti un episodio di questo genere, vengono alla scoperta, ma è stato davvero così sconsiderato il gesto di Rossi?
Credo di no, l’allenatore romagnolo ha sbagliato nei tempi, non sicuramente nei modi.
Avrebbe dovuto attendere di rientrare negli spogliatoi e, davanti a tutta la squadra, rifilare al suo giocatori i quattro schiaffi che si meritava.
Sarebbe stato il gesto di un padre che punisce il proprio figlio per il suo comportamento irrispettoso.
Per anni nella scuola italiana sono state utilizzate punizioni corporali per far capire agli studenti i loro errori, non violenza, bensì un modo sicuramente più efficace dei richiami odierni che non sortiscono alcun effetto negli scolari sempre più disciplinati.
Caro Delio, ben fatto, quando ci vuole ci vuole.
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