San Nicola a Bari, San Vittore a Rho e a Varese,
Che cosa ricordiamo, domani, 8 maggio?
La domanda forse potrebbe essere oziosa ma il rischio è che con la frenesia delle feste patronali ci dimentichiamo che domani è la ricorrenza della fine della Seconda guerra mondiale.
Ricordate quella conflitto con svariate milioni di morti?
La possibilità è che – vedi tu la parabola della memoria – a circa 70 anni di distanza , ma forse è più diretto dire, nel giro di due generazioni, i nipoti degli adolescenti di allora, hanno altri pensieri e soprattutto altre priorità. E così una parte consistetnte di questa Europa generazionale avverte quella data – che uno spot pbblicitario in onda in questi giorni indica come il momento originario del disegno europeo, come una disgrazia e come l’inizio della fine, anziche come una possibilità di riscatto.
In altre parole sembra che ci ci sia in Europa una realtà composita, di minoranza, ma non esigua, per la quale la conclusione di una guerra sconvolgente e la sconfitta del disegno nazista, e dunque quella data, ripeto il crollo del nazismo, segni l’inizio del dominio americano. Ovvero il fatto di vivere ciò che allora inizò, e non ciò che allora finì, come incubo primario nel proprio orizzonte di vita.
Esagero?