«Se la Grecia dopo le elezioni vuole indire un referendum sulla permanenza nell’eurozona, io sono d’accordo». Queste parole, poche e nette, sarebbero state pronunciate dal cancelliere tedesco Angela Merkel, che parteciperà al G8 a Washington. Immediata è stata la smentita del portavoce del governo tedesco, ma i reporter di Reuters, i primi a riprendere le parole della Merkel citando fonti governative elleniche, non arretrano. Di contro, dalla cancelleria della presidenza greca, smentiscono la smentita. E se così fosse sarebbe la prima volta che Berlino si schiera così nettamente, dopo mesi a ricordare al mondo intero che la Grecia è e sempre sarà un membro dell’eurozona, ora c’è l’inversione di tendenza. L’impressione è che sia una provocazione, dato che l’architettura europea non permette l’uscita dalla moneta unica, ma solo dall’Ue. Eppure, gli effetti potrebbero essere quelli di un boomerang.
Dopo le parole del commissario europeo al Commercio, Karel De Gucht, sui programmi d’emergenza di Banca centrale europea e Commissione europea e la conferma dell’esistenza di diversi piani di contingenza delle banche tedesche, arriva un’ulteriore conferma che l’uscita della Grecia dall’euro non è più un tabù. Certo, il portavoce della Commissione Ue Olivier Bailly si è affrettato a smentire De Gucht, che aveva rilasciato un’intervista al quotidiano fiammingo De Standaard. «Non esiste alcun piano, la Grecia è parte dell’eurozona», ha detto Bailly. Eppure, qualcosa deve essere cambiato.
Nelle ultime ore il cancelliere Merkel ha telefonato al presidente greco Karolos Papoulias, ma non è stato svelato il contenuto della telefonata. Si può quindi immaginare che la Merkel abbia suggerito che, in caso ci sia la volontà politica, la Grecia potrà votare democraticamente cosa fare dell’euro. Del resto, appare evidente che la direzione presa dal Paese sia quella. Il leader della coalizione di sinistra Syriza, Alexis Tsipras, ha più volte ricordato nelle ultime ore che non accetta inchinarsi al piano di aiuti internazionali della troika (Bce, Fmi, Commissione europea). E il suo partito è dato in ascesa, nonostante sia stato sorpassato, secondo Skai TV, dalla Nea Dimokratia di Antonis Samaras. E dopo le parole della Merkel, Tsipras è tornato all’attacco: «Ormai la Germania tratta la Grecia come un suo protettorato, non è più tollerabile, dobbiamo resistere». Nessun riferimento all’uscita dall’euro, che però rimane sempre sullo sfondo. Eppure, come continuano a suggerire i sondaggi, più del 70% dei greci vuole rimanere nell’eurozona. Se quindi davvero si terrà un referendum, che comunque deve essere approvato all’unanimità dal Parlamento, è possibile che il volere popolare ribalti quello dei politici ellenici. Anche in questo caso, tuttavia, non è detto che la Grecia sia in grado di evitare il peggio.