Ci sono diverse ragioni che rendono interessanti le imminenti elezioni amministrative. Al di là delle più ovvie, a collocare la tornata elettorale sotto i riflettori ne troviamo una forse non così evidente, ma nella nostra prospettiva altrettanto rilevante. Ci riferiamo al fatto che diversi candidati a sindaco hanno deciso di firmare il manifesto de Il Sole 24 ore “Niente cultura niente sviluppo” impegnandosi così a riportare la cultura al centro della politica e dell’economia. In questo Paese dei paradossi non stupirà forse che sia necessario un richiamo altisonante per far sì che l’amministrazione di un territorio dal così elevato patrimonio culturale si accorga che la cultura non è un costo ma una risorsa. E’ inoltre legittimo chiedersi se una iniziativa – comunque da apprezzare – come questa, che interpella il sistema-Paese nel suo insieme non rischi di promuovere una visione restrittiva della cultura cioè una focalizzazione sui suoi aspetti più visibili (le sue forme più “alte”) e più facilmente “vendibili” lasciando invece sotto traccia quell’insieme di pratiche e habitus già presenti e radicati nelle nicchie micro del locale, che costituiscono il livello più antropologico della cultura e da cui sempre – come le testimonianze dell’Archivio rendono evidente – possono risorgere modelli veramente altri e innovativi di economia e sviluppo. Queste esperienze sono intercettabili – come ci ha raccontato il sindaco del piccolo borgo di Corna Imagna (BG) – solo con l’attento, partecipe e paziente ascolto. Una prassi che qualsiasi politica/politico attenti alla cultura dovrà in primis adottare.
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