SedicinoniMaria De Filippi fa un format anche col ricordo di Melissa

Lo spettacolo deve continuare, d’accordo. Specialmente se si tratta della finale di una trasmissione come «Amici», parecchio costosa e con grossi problemi logistici da assecondare. Tuttavia, storco...

Lo spettacolo deve continuare, d’accordo. Specialmente se si tratta della finale di una trasmissione come «Amici», parecchio costosa e con grossi problemi logistici da assecondare.
Tuttavia, storcono il naso molti commentatori. Non ritengono opportuna la messa in onda di questo programma in una giornata che ha inflitto in mattinata il noto fatto di Brindisi.

A prescindere da come la si pensi, il modo in cui Maria De Filippi gestisce la situazione è realmente significativo. Lungi dal chiedere il solito minuto di silenzio o similari, la conduttrice opta per la lettura di una lettera.
«Un uomo e una donna s’innamorano. Si sposano. Lui fa il piastrellista , lei la casalinga. Vogliono vivere una vita normale e hanno il diritto di viverla. Una vita in cui i progetti non devono essere illusioni, sogni spezzati. Perchè faticano tanto per realizzarli e quello che chiedono è solo la normalità: la vita, un lavoro, una figlia».

Già dall’inizio lo spettatore è catapultato in un’altra dimensione “mariana”, quella di «C’è Posta per Te». Dopo aver vanamente cercato il postino, tuttavia, iniziano a sorgere i primi interrogativi. Perchè formattizzare anche questo momento? Perchè costruire una parabola sceneggiando ciò che già di per sé è un dramma? Ma forse ci si sbaglia. Forse Maria sta leggendo una favola da cui ognuno deve trarre una morale. Anche solo la propria morale. Unica. È un esercizio raffinato, senza riferimenti categorici e cogenti all’accaduto della mattina. Poi continua:
«Nasce una bambina. È il giorno del battesimo: la chiamano Melissa. La cullano, le raccontano le favole, le cantano la ninna nanna, la proteggono, la amano».

Finisce l’incanto. È proprio della vittima di Brindisi che sta parlando. Di lei e della sua famiglia. L’unico dato certo è che l’uomo di questa favola fa il piastrellista. Da qui in avanti, infatti, Maria «immagina». E lo fa dichiaratamente:

«Lei cresce. E anche lei ha una vita normale. Mi immagino avrà avuto i suoi amici, le sue amiche, i compiti di scuola, i sabato sera, i primi baci, i suoi idoli, i suoi progetti, i suoi sogni. Vuole diventare stilista ed è per questo che tutte le mattine prende lo stesso autobus che da Mesagne la porta a Brindisi. Anche questa mattina Melissa ha preso quell’autobus. Mi immagino sia scesa con il suo zaino diretta verso la scuola, magari pensando all’interrogazione che doveva affrontare o al compito in classe. Pensieri normali di una ragazza normale. Come loro quattro [indica i quattro finalisti della puntata]. Come voi che avete diritto di vivere la normalità della vita che altro non è che la vita. Melissa non c’è più e Veronica sta lottando per sopravvivere. La domanda è: contro chi? Chi può arrivare al punto di non capire quanto è importante Melissa e la sua vita normale. Questa trasmissione è per lei e per tutti voi che non chiedete altro che il diritto di vivere normalmente».

La formattizzazione dell’omaggio, dell’atto di ossequio, del commiato lascia però un forte disagio. E non è quello della famosa busta di «C’è Posta per Te» che non si apre. È il disagio verso una struttura che crede di poter reggere e governare qualsiasi vicenda solo perchè non crolla.
Ma non c’è tempo per pensarci e risolverlo. Applausi. Sigla. «Iniziamo la gara: questi sono i quattro finalisti».

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