Potete candidarvi, ma non vincere. E’ questo il senso dell’ultima fatwa -sentenza islamica- emessa dal consigliere del presidente Mohamed Ould Abdel Aziz che ha fatto indignare le mauritane. “Le donne possono concorrere alle presidenziali nella misura in cui non hanno possibilità di vincere. Possono farlo per divertimento” ha detto lo studioso islamico Aslamo Ould Sidi al Mustafa.
L’Associazione delle donne capo-famiglie, che da anni si batte contro la violazione dei diritti umani in Mauritania, condanna la fatwa e assicura battaglia. Secondo l’associazione, questa fatwa è allarmante, contraddittoria e anticostituzionale. Per la Carta mauritana tutti i cittadini sono uguali e hanno gli stessi diritti.
“Le donne non possono ricoprire importanti ruoli nella società e il loro ingresso in politica è ostacolato da un gruppetto di decision-maker che blocca ogni tentativo”. La fatwa assesta un brutto colpo a quelle donne che speravano di poter partecipare più attivamente alla politica del paese, soltanto pochi mesi fa era stata approvata una norma che assegnava il 20% delle quote rosa all’interno di ogni lista elettorale dei partiti.
La repubblica islamica mauritana indica l’Islam come unica religione di Stato. Sono proibite la diffusione di materiale non islamico, ma ne è consentito l’uso privato. La fatwa è la risposta fornita a un giudice (qadi) su un dato quesito da un esperto di religione (faqih) che indica la linea da perseguire in campo civile e penale. E’ considerata un parere, quindi non ne consegue l’obbligo di applicazione. Questo può provocare l’emissione di fatwa discordanti tra loro che non desta preoccupazione tra i musulmani che si rifanno a un hadith di Mohammad: “la disparità di giudizi è una benedizione per la Umma islamica”.
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BARBARA ALVINO
per Wilditaly.net