Qualcuno ne parla come fosse la Corleone della Puglia. Nota da tempo agli inquirenti e balzata alle cronache per l’attentato alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi. La cittadina di Mesagne sconta oggi una violenta ribalta mediatica con la morte della studentessa Melissa Bassi e le nubi mafiose che si stagliano all’orizzonte. Ventisettemila abitanti e dieci chilometri di distanza dal capoluogo Brindisi, sullo stemma del Comune svetta una corona dorata. Coincidenza inquietante per Mesagne, conosciuta come la terra della Sacra corona unita, che da quelle parti professa la fede del racket, del contrabbando e dello spaccio.
Lì la gente applaudì il boss Massimo Pasimeni quando le forze dell’ordine lo stanarono dal suo appartamento-bunker. Sempre lì, attualmente, i clan seminano il panico con intimidazioni e attentati, ultima la bomba che ha fatto esplodere l’auto del presidente antiracket. Poi, nei giorni scorsi, è arrivata la reazione dello Stato con un blitz che è valso 16 arresti tra gli affiliati della Sacra corona di ultima generazione.
Eppure Mesagne è famosa per altro. In primis per il taekwondo, disciplina che in questa città di provincia è pane quotidiano per tantissimi, alla stregua di uno sport nazionale, tanto da far dire a Mario Salvini della Gazzetta dello Sport che lì, tra Ionio e Adriatico, “sembra di essere in Corea”. Gli eroi portano i nomi di Veronica Calabrese e Carlo Molfetta. “Due esempi per i giovani mesagnesi”, ha dichiarato il presidente del consiglio comunale, che in loro vedono “autentici modelli come atleti e come persone”.
Veronica, artista marziale nata nel 1987, è una campionessa di taekwondo in forza al gruppo sportivo dell’Esercito. Al collo diverse medaglie: l’oro ai mondiali Juniores del 2004, il bronzo agli europei seniores del 2006 e del 2010, ma anche un argento ai mondiali del 2009. Sfiorate le Olimpiadi di Londra, la Calabrese commenterà per Sky Sport le gare della sua disciplina, comprese quelle di Carlo Molfetta. Classe 1984, capitano della Nazionale Italiana di Taekwondo, Molfetta è nato a Mesagne dove è testimonial dell’Avis. Nello sport lotta per i Carabinieri e vanta un curriculum da far impallidire buona parte dei concorrenti.
Dieci volte campione italiano tra le cinture nere, dal 2000 ad oggi si è intascato otto medaglie d’oro, sette argenti e due bronzi nelle competizioni internazionali. Ha partecipato alle Olimpiadi di Atene 2004 e il 28 gennaio scorso si è qualificato per Londra 2012 festeggiando con la classica esultanza di Usain Bolt. Ora è pronto a difendere il tricolore e a guidare la riscossa della sua Mesagne. Quella che combatte, a suon di calci e pugni, contro chi vorrebbe associare il nome della città alla corona sbagliata.