Questa notte la mia cattiva abitudine di lasciare il telefono acceso ha provocato la conseguenza di essere svegliato nel cuore della notte dal suono del ricevimento di un’email sul mio blackberry all’alba delle 3.36. Il mittente era un tal Barack Obama da Washington (un bel tipo, detto tra parentesi), e l’oggetto della mail era semplicemente “Marriage”.
Lì per lì ho pensato ad una proposta di matrimonio e per un istante, complice lo stordimento provocato dal sonno, mi sono anche emozionato. Poi, leggendo meglio, ho capito la portata storica contenuta nel testo di quell’email: per la prima volta un Presidente americano si era schierato senza esitazioni dalla parte del diritto delle coppie omosessuali a sposarsi, del diritto cioè alla piena eguaglianza giuridica di tutti i cittadini, indipendentemente dal loro orientamento sessuale.
Obama aveva rilasciato queste dichiarazioni nel corso di un’intervista a “Good morning America”, il più seguito programma televisivo mattutino trasmesso dalla rete ABC. Alla base di questa sua presa di posizione ha posto le discussioni sull’argomento che aveva avuto in famiglia, con la moglie Michelle ed in particolare con le sue figlie Malia e Sasha, nonchè il suo sentirsi cristiano. Una motivazione questa che ricorda molto quella utilizzata dal premier inglese conservatore David Cameron, che alcune settimane fa aveva affermato “non sostengo la necessità dei matrimoni gay “nonostante” sia conservatore, ma li supporto proprio in quanto conservatore”.
A distanza di poche ore dalle dichiarazioni di Obama, questa mattina il neo-eletto Presidente francese François Hollande, intervenendo su France 2 al telegiornale dell’una, ha affermato: “lavoreremo ad agosto sulla legge sul matrimonio e l’adozione per le persone omosessuali, in modo che possa essere votata e applicata nella primavera del 2013”, con ciò accelerando su questo specifico argomento i tempi di realizzazione del proprio programma elettorale, che prevedevano di affrontare il tema solo a partire dall’estate 2013.
In tutto questo dibattito che coinvolge i principali paesi industrializzati, l’Italia brilla per la sua assenza. Il tema sembra scomparso dall’agenda politica, se si esclude una timida ripresa di discussione sulle unioni civili in Commissione Giustizia alla Camera.
Il PD, che è il principale partito del centrosinistra, ha deliberatamente escluso questo unico tema dalla discussione delle numerose Assemblee Nazionali che si sono svolte negli ultimi tre anni per preparare il prossimo programma di governo, demandandolo alle sabbie mobili di una fantomatica Commissione Diritti presieduta da Rosy Bindi, che in un anno e mezzo di lavoro non è ancora stata in grado di sciogliere il nodo se il PD intende individuare (inserendolo nel proprio programma di governo) uno strumento giuridico per riconoscere le coppie omosessuali oppure esclusivamente alcuni diritti dei singoli che ne fanno parte.
Anche allargando lo sguardo al resto della cosiddetta “foto di Vasto”, non c’è da restar rassicurati: per quanto sia SEL che IDV abbiano sulla carta posizioni più avanzate, al momento nulla lascia pensare che quando si tratterà di scrivere un eventuale programma di coalizione, questi siano i temi su cui verranno battuti i pugni sul tavolo per ottenere mediazioni avanzate. L’esperienza dell’Unione, da questo punto di vista, insegna..
Già solo il fatto che la discussione in corso sia di questo tenore rende evidente quanto in questo paese le coppie omosessuali siano ancora considerate – per citare la famosa campagna di Vanity Fair di qualche settimana fa – “coppie di serie B”.
Ed infatti le coppie omosessuali italiane (almeno quelle che se lo possono permettere) sempre più vanno all’estero per vedersi riconosciuti i propri diritti, esattamente come fanno quelle coppie che vogliono accedere alle tecniche di procreazione assistita che in Italia sono vietate da una legge bigotta e clericale. E questo avviene per lo più nell’indifferenza generale.
C’è quindi bisogno di un sussulto di dignità della politica, dell’informazione e della società civile italiana per riportare questi temi al centro della discussione politica. Per evitare che i drammi sociali provocati dalla crisi economica li facciano passare in secondo piano, come se si trattasse di “diritti borghesi” (per utilizzare una terminologia cara al vecchio PCI). Perchè un paese che lascia indietro i diritti civili rispetto ai diritti sociali è un paese condannato all’irrilevanza politica in Europa e nel mondo.
Si risvegli quindi la politica italiana. E si preparino Bersani, Vendola e Di Pietro (e – perchè no? – anche Beppe Grillo che su questo argomento se ne sta particolarmente zitto) a farci anche loro, come Obama e Hollande, le loro proposte di matrimonio. Perchè senza impegni chiari, questa volta il voto gay credo che se lo potranno scordare.