E’ il 2010, mese di Settembre. La ridente Cesena viene invasa da centoventimila persone; giovani perlopiù. Loro sono quelli del Woodstock Cinque Stelle, concertone organizzato da Beppe Grillo allora come oggi in bilico tra arte e politica. Un grido di libertà ispirato ai “three days of peace and music” di memoria sessantottina, orde di hippy raccolti a Bethel per dire no alla guerra in Vietnam, al repubblicanesimo di Nixon, a tutto ciò che non fosse rigorosamente allegro e utopistico.
Cesena sarà stata più scalcagnata, sì, ma quel grido di libertà c’è stato. In mezzo alla folla tre giornalisti. Narratori della contemporaneità come si definiscono nel sottopancia del loro blog. Sono quelli delle Officine Tolau mandati in avanscoperta da Pippo Civati, responsabile del forum “Nuovi Linguaggi e Nuove culture” del Pd; ne esce un gradevole documentario sull’embrione del Movimento Cinque Stelle, sui suoi punti di forza: l’ecologismo, la cittadinanza attiva, la ricerca di uno spazio d’azione politica nuovo e alternativo alla dicotomia destra-sinistra.
Forse c’è un po’ di qualunquismo, un buttare la ramazza nel mucchio che non serve ad altro se non riversare la propria rabbia su un bersaglio facile. “I partiti non ci rappresentano più, sono tutta corruzione, mafia e camorra. Beppe Grillo è speranza e libertà”, dice un intervistato. Tanti si definiscono delusi di sinistra, qualcuno in passato ha militato nel Pd, qualcuno l’ha soltanto votato. Qualcun altro voterebbe il Pd se non fosse per l’offerta politica che non lascia spazio ai giovani. Altri vorrebbero un Pd più laico. Ma ce n’è anche per Vendola, reo di non aver mantenuto le promesse fatte sugli inceneritori. Ad un tratto la camera si sposta su una vecchina attempata, reduce dagli anni d’oro dei figli dei fiori che con accento marcatamente bergamasco, urla: “Ganja libera! Viva Bob Marley! Sono orgogliosa di aver fumato un chillum con lui a Londra!”.
Oggi la musica è cambiata; anche i più progressisti temono l’insorgenza di un movimento nuovo che dalla rete nasce e nella rete vuole spegnersi dopo aver fatto fuori la politica come l’abbiamo conosciuta. E allora anche la sinistra che un tempo faceva l’occhiolino e mandava i propri emissari in spedizione oggi alza muri divisori, gli spauracchi elettorali di Bernazzoli contro Pizzarotti sono l’ultimo esempio di questo decadimento. Sarà per l’ansia da prestazione di una classe dirigente in crisi con i propri elettori che siamo arrivati a dipingere un movimento di nerd ecologisti come un covo di reazionari, la trasposizione moderna del Partito dell’Uomo Qualunque? Fa così paura l’idea di una Terza Repubblica fondata sulla partecipazione, un progressismo che esuli dalle dottrine tradizionali? Abbattuto il muro, chissà che qualcuno possa capirci qualcosa di più.