Non è arrivato in finale di Champions, e non ha vinto il campionato, ma il Barcellona è saldamente in testa alla classifica delle squadre più dispendiose del mondo. Mantenere Messi, Xavi e compagni costa circa 131mila euro la settimana per ogni giocatore, come un monolocale in periferia a Milano. All’anno sono 170 milioni di euro, quasi 7 milioni di euro a giocatore. Lo dice una ricerca condotta dall’emittente Espn in collaborazione con il magazine SportingIntelligence, che ha analizzato 278 squadre, 14 campionati, 10 paesi, sette discipline sportive e 7.925 atleti.
Per il secondo anno di fila i blaugrana si confermano il team che presenta il conto più salato alla proprietà, mentre al secondo posto, ben staccato, troviamo il Real Madrid. Medaglia di bronzo il Manchester City di Mancini, recentemente incoronato re della Premier. Soltanto al quinto posto, dietro al Chelsea, una squadra dell’Nba, i Lakers di Kobe Bryant, Pau Gasol e Ettore Messina, che qualche giorno fa, non senza difficoltà hanno avuto la meglio sui Denver Nuggets di Gallinari in gara 7 del primo turno di playoff.
La top ten delle squadre più costose seondo Espn/SportingIntelligence
Interessante notare che nella top ten ci siano sette squadre di calcio, due inglesi, due italiane, due spagnole e una tedesca, guarda caso protagoniste di lungo corso delle ultime edizioni della Champions. Completano il quadro una squadra di basket e due di baseball. Notare il distacco tra Barca e Lakers fa un certo effetto: il monte stipendi dei cestisti di casa a Los Angeles vale meno della metà, esatamnte il 40%, di quello del Barcellona. Qui, volendo, ci si potrebbe inoltrare in un discorso scivoloso ma tutto sommato di buon senso: val la pena introdurre il salary cap, cioè il tetto ai salari percepiti dai giocatori? La stagione Nba, come noto, quest’anno è partita a Natale proprio perché i sindacati dei giocatori si sono messi di traverso – il famoso lock out che ha portato sui parquet europei una vagonata di giocatori americani – per ottenere, tra gli altri, un aumento della parte dei ricavi (basket related income) a loro destinata a seconda dell’andamento del campionato, che varia dal 49 al 51 per cento. Ogni team ha a disposizione da 58 a 70 milioni di dollari, e chi sfora deve pagare una “luxury tax”. Il sistema è incentivante: se la Nba risulta una competizione avvincente e spettacolare la pubblicità e gli spettatori, soprattutto a livello internazionale, aumenteranno. In caso contrario la torta da spartirsi è più piccola. Per la cronaca, lo stipendio di Kobe Bryant è di 25 milioni di dollari l’anno (dati dell’anno scorso).
Chi ha guadagnato di più la scorsa stagione per Deloitte
Viste le uscite, vale la pena di dare un’occhiata alle entrate. Se ogni settimana se ne vanno dalle casse degli oltre 170mila azionisti del Barca 131mila euro, e secondo la società di consulenza Deloitte il debito del club si aggira intorno ai 400 milioni di euro, a quanto ammontano gli introiti da bigliettaggio, sponsorizzazioni e diritti tv? E quanto quelli dei Los Angeles Lakers? Sempre secondo Deloitte, nel 2011 i ricavi sono stati pari a 450 milioni di euro, mentre quelli del team preferito da Jack Nicholson, nella stagione 2009/2010, si sono fermati a quota 214 milioni di dollari, a fronte di un valore del marchio Lakers di ben 643 milioni di dollari e un debito intorno a 120 milioni. Il Barcellona, invece, vale circa un miliardo di euro.
Conclusione: il debito dei Lakers pesa sul marchio la metà rispetto alla squadra catalana, che spende il 60% in più per pagare le sue superstar. Chi dei due è più sostenibile? Ha senso parlare di tetto salariale commisurato ai ricavi della Champions anche in Europa? La questione è aperta.