Praticamente tutti i giornali qualche giorno fa titolavano a caratteri cubitali le sconvolgenti parole del ministro Giarda riguardo ai tagli della spesa pubblica. Secondo molti quotidiani, il ministro e il commissario straordinario Bondi stavano pensando a 100 miliardi di tagli nel breve periodo, che sarebbero potuti salire a 300 nel medio.
La perplessità era d’obbligo, visto che meno di un mese fa sembrava già un’impresa eroica tagliare una cifra di circa 5 miliardi (per inciso, meno dell’1% della spesa).
In realtà l’arcano è evidente a chiunque abbia un minimo di raziocinio: Giarda non ha mai inteso che avrebbe tagliato 100 miliardi di spesa, ma che avrebbe operato tagli su 100 miliardi. Il che vuol dire che la spesa sotto osservazione è di 100 miliardi, ma che poi di questi 100 magari se ne tagliano 1, 5 o 10.
E infatti già la mattina dopo alcuni giornali avevano corretto l’errore modificando i titoli (ad esempio il Corriere, sostituendo discretamente le paroline “di” e “su”). Mentre altri, come il Fatto, hanno bellamente ignorato l’errore.
Ora, non è che voglia fare le pulci sull’uso delle preposizioni, ma mi chiedo come sia possibile che dei giornalisti non si rendano conto dell’assurdità di scrivere “la spesa verrà tagliata di 100 miliardi nel breve periodo e di 300 nel medio”, quando la spesa corrente primaria è di circa 650 miliardi (fonte: NfA). Davvero qualcuno pensa che si possa tagliare la spesa pubblica di quasi il 50% nell’arco di qualche anno? Nemmeno con al governo il Libertarian Party si potrebbe operare un simile e mastodontico smantellamento dello Stato (e a questi livelli non sarebbe auspicabile nemmeno da un punto di vista liberale). E pretendere dai giornalisti che abbiano almeno una vaga idea non dei numeri esatti, ma almeno del loro ordine di grandezza, mi sembra il minimo.
Rimangono quindi due dubbi:
1. Che i giornalisti abbiano scritto la cosa giusta e che l’errore sia dei titolisti. Plausibile, perlomeno perché si presume che i giornalisti abbiano visto/ascoltato/letto l’intervista di Giarda, e che quindi utilizzino informazioni di prima mano difficilmente mal interpretabili, a meno di non essere in malafede o in presenza di un’ambiguità del governo (vedi punto due).
2. Che Giarda sia stato volutamente poco chiaro come mossa mediatica per far risaltare un’incisività nei tagli che in realtà tutti temono (anzi, sanno) che non ci sarà mai.
E devo dire che preferisco sperare nella disattenzione dei giornalisti piuttosto che nell’opportunismo politicante di chi si presenta come sobrio governo di tecnici.