Diritti al puntoSe in Francia l’Egalitè riparte dalle “Hollandettes”

Vista dall'Italia e attraverso la lente dei diritti civili, la Francia che si appresta a costruire Hollande rischia sempre più di apparire un miraggio lontano. Dalle prime anticipazioni che emergon...

Vista dall’Italia e attraverso la lente dei diritti civili, la Francia che si appresta a costruire Hollande rischia sempre più di apparire un miraggio lontano. Dalle prime anticipazioni che emergono su quella che sarà la lista dei futuri ministri, parrebbe che la parte del leone la faranno le cosiddette “Hollandettes”, cioè un nutrito gruppo di giovani e brillanti future ministre, a segnare così in modo tangibile il cambio di passo e il ricambio generazionale su cui intende puntare il nuovo Presidente.

Tra i nomi che circolano nel toto-ministri spicca la trentacinquenne Najat Vallaud-Belkacem, già portavoce della sua campagna presidenziale e prima ancora portavoce della campagna di Ségolène Royal. Nel giro di pochi anni è stata consigliera comunale di Lione, dove si è occupata di grandi eventi, di gioventù e di lotta alle discriminazioni al fianco del sindaco Gèrard Collomb, e prima ancora (dal 2004 al 2008) vice-presidente della Regione Rhone-Alpes e assessore alla cultura al fianco del presidente Jean-Jack Queyranne, oltre che membro del Consiglio della Comunità Marocchina all’estero fino al 2011.

Seconda di sei figli, Najat Belkacem emigrò in Francia dal Marocco all’età di 5 anni assieme alla madre e a una sorella per raggiungere il padre. In Francia ha studiato, si è diplomata, sposata e ha messso al mondo due gemelli.

Nel corso della campagna presidenziale lo scorso 31 marzo ha sostituito François Hollande al meeting “Egalitè LGBT” organizzato dall’Inter LGBT (federazione delle associazioni lgbt francesi) alle Folies Bergére per mettere a confronto le proposte dei diversi candidati alle elezoni presidenziali.

Najat è ovviamente uscita vincitrice dal confronto, riscuotendo grandissimi applausi e consensi e annunciando in quella sede l’impegno del futuro Presidente francese a realizzare entro la primavera del 2013 la riforma del matrimonio e dell’adozione, per consentire l’accesso a questi istituti anche alle coppie omosessuali, nonchè la previsione di uno status di co-genitore per le coppie omogenitoriali, la lotta alla trans-fobia, la possibilità per i gay di donare il sangue e l’impegno della Francia a sostegno della campagna per la depenalizzazione universale dell’omosessualità.

Candidata alle prossime legislative di giugno in un difficile collegio di Lione, storicamente dominato dalla destra, ha rifiutato nei giorni scorsi l’offerta di un collegio più sicuro per battersi fino in fondo nel suo territorio per l’affermazione del centrosinistra.

Se Najat verrà nominata, come sembra e come ci auguriamo, nel futuro governo francese, è quindi probabile che toccherà a lei portare avanti queste riforme in prima persona. Non sfuggirà a nessuno la portata simbolica dirompente di una giovane e coraggiosa ministra trentacinquenne di origine marocchina che avrà tra i suoi compiti quello di introdurre in Francia il matrimonio gay.

In questo senso la distanza dall’Italia è abissale: mentre in Francia la lotta alle discriminazioni e i diritti civili vengono poste al centro delle campagne elettorali e delle strategie comunicative, in Italia questi temi vengono sepolti sotto tonnellate di distinguo, di imbarazzi e di ipocrisie. Mentre in Francia i giovani e le donne stanno conquistando la scena politica, in Italia ancora si fatica ad investire seriamente sulle nuove generazioni e le differenze, siano esse di genere, di origine etnica o di orientamento sessuale costituiscono ancora un handicap per chi fa politica.

Se non saremo smentiti in questo pronostico dalla composizione ufficiale del nuovo governo, che verrà annunciata nelle prossime ore, sarà evidente quanta parte avranno le politiche di eguaglianza nella Francia di Hollande. E anche quanta strada resterà da percorrere al centrosinistra italiano per mettersi al passo col resto d’Europa.

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