Chi ha colpito sapeva di poter fornire due letture. La prima, è senz’altro quella mafiosa, d’impatto, più semplicistica e diretta ad un target vastissimo, non si può infatti non leggere che la scuola sia intitolata alla memoria della moglie di uno dei simboli dell’antimafia: “Francesca Laura Morvillo Falcone” nel giorno in cui la carovana antimafia passava per la città. Ed una seconda, diretta a chi in queste ore sostiene che “la dinamica è anomala” (Cancellieri, ministro dell’ Interno), “Potrebbe non essere una organizzazione mafiosa” (Motta, procuratore di Lecce), “Modalità che non hanno nulla a che fare con l’organizzazione criminale” (Cosimo Consales) … L’unica certezza è che nei fatti, il sistema affaristico economico-politico che si è determinato dalla strage di Capaci ad oggi è riuscito passo dopo passo a smantellare quelle conquiste culturali e di dignità che il nostro Paese era riuscito ad ottenere con lutti, sangue e lacrime amare… E non possono non venire alla mente le parole del cardinale Salvatore Pappalardo nell’omelia del funerale dell’allora Prefetto di Palermo, Carlo Alberto Dalla Chiesa, tra lo stupore infastidito delle prime file governative :
“Si sta sviluppando una catena di violenza e di vendette tanto più impressionanti perché, mentre così lente ed incerte appaiono le mosse e le decisioni di chi deve provvedere alla sicurezza e al bene di tutti, siano privati cittadini che funzionari ed autorità dello Stato medesimo, quanto mai decise invece, tempestive e scattanti sono le azioni di chi ha mente, volontà e braccio pronti per colpire. Sovviene e si può applicare una nota frase della letteratura latina, di Sallustio mi pare, nel De Bello Jugurtino: ‘Dum Romae consulitur Saguntum expugnatur’; mentre a Roma si pensa sul da fare la città di Sagunto viene espugnata dai nemici! Povera la nostra Palermo! Come difenderla?”.
Rispetto a quegli anni, il dato che emerge sopra ogni altro è che in Italia, per la prima volta viene colpita una scuola, non banche né piazze gremite, non giudici né autorità politiche. Stavolta si è scelta l’istituzione scuola, con il suo carico di forza propulsiva, ed il suo bagaglio di ricordi spensierati che ognuno di noi conserva nelle segrete del proprio animo. Colpire la tranquillità, il senso di protezione, far capire di essere onnipotenti ed essere disposti a tutto, anche a sporcarsi le mani di sangue innocente.
Tutto questo è possibile perchè, noi Italiani, siamo un popolo di ignavi, di persone che non hanno mai smesso di pagare il pizzo o di comprare “il gelato agli amici”, di gente che abbassa la testa, che si lascia affascinare da spregiudicati self made man (o altrimenti detti figl e ‘drocchia), che predilige l’aggettivo “mio” a “nostro”, l’individuo alla collettività, la persona all’idea. Siamo un un popolo di persone sole, di fratelli figli unici, per scelta. Ed è per questo che siamo stati tutti noi a piazzare quella bomba… è stata l’indifferenza del nostro popolo, il suo piegarsi quotidianamente alle prepotenze, il suo lustrare le scarpe al potente di turno…