Photo by Steven Meisel – Vogue Italia – settembre 2007
Quando Franca Sozzani assume la direzione di Vogue Italia nel luglio del 1988, affida la sua prima copertina e con essa il primo editoriale a un giovane Steven Meisel, da allora è stato così per tutti i mesi del nostro giornale per oltre un ventennio, tanto che il suo nome è inscindibile da quello del magazine.
Oggi Meisel è considerato il fotografo di moda più importante del mondo, con al suo attivo innumerevoli campagne pubblicitarie e altrettanti redazionali .
Ogni mese gli appassionati di moda aspettano con ansia l’editoriale di Meisel chiedendosi: cosa mai farà questa volta?
Sì perchè in Meisel la caratteristica che per chiunque altro storicamente ha rappresentato un demerito diventa virtù, mi riferisco alla mutazione continua e camaleontica dello stile, Meisel non fotografa la moda, Meisel è la moda stessa.
Photo by Steven Meisel – Vogue Italia – luglio 2005
Ho sempre pensato che nell’arte e quindi anche nella fotografia la riconoscibilità, “il segno”, fosse un valore e a chi critica Meisel dicendo che “copia” da mille riferimenti non avendo uno stile proprio, consiglio di fare un’ulteriore riflessione e osservare il suo percorso lungo ormai oltre un quarto di secolo, per chi ha un occhio allenato sarà facile identificare il suo “segno”, sia quando prende in giro il mito delle celebrità con un servizio sui paparazzi che quando punta il dito sulle assurdità della guerra o gli eccessi della chirurgia estetica.
Meisel è il nostro specchio, è il risultato delle infinite contaminazioni visive cui siamo quotidianamente esposti, ogni forma di comunicazione entra in relazione con le altre a una velocità sempre più frenetica: pittura, virtuale, fotografia, cinema, moda, pubblicita’, attualità si influenzano continuamente, mutuando vicendevolemente i linguaggi.
Photo by Steven Meisel – Vogue Italia – agosto 2006
Alla bulimia frenetica dell’informazione bisogna aggiungere quella della moda che cambia sempre più in fretta, ormai non esistono più solo due stagioni, ma infinite collezioni: la cruise, la prefall, la resort, ecc……e Meisel è tutto questo, il suo lavoro ha quindi una doppia valenza, quella che ogni singolo servizio ha nel momento in cui viene pubblicato e quella dell’intero suo percorso professionale, che diventa esso stesso un enorme redazionale sempre in divenire che racconta la società e i suoi costumi.
Photo by Steven Meisel – Vogue Italia – luglio 2007
Capita a tutti quando si padroneggia molto bene una certa materia di riuscire a fare collegamenti che fanno nascere nuovi punti di vista:
la creatività è il frutto di un’elaborazione a volte inconscia della nostra libreria mentale di immagini, Meisel è figlio, come tutti noi, di un’epoca di costante bombardamento mediatico generatore di una schizofrenia creativa.
Meisel, come una spugna, assorbe ed elabora tutto quanto lo circonda: la cultura pop, l’arte cosidetta alta, lo street style, il trash, il cinema, la grafica, le questioni sociali; nel momento in cui guardiamo qualcosa, un pezzetto di quel qualcosa ci rimane attaccato e diventa anche nostro e inconsapevolmente lo utilizziamo quando siamo chiamati ad esprimere una nostra opinione.
Photo by Steven Meisel – Vogue Italia – giugno 2011
Questa caratteristica è evidente anche nell’evoluzione dell’arte contemporanea in cui si è passati dall’orinatoio di Duchamp alle azioni dell’artista tedesco Tino Sehgal in cui l’opera d’arte consiste in persone che dicono o fanno qualcosa in rapporto con il pubblico, l’arte diventa l’interazione, l’influenza reciproca, la contaminazione.
Come nell’arte postmodernista, nella fotografia oggi la citazione acquista importanza: e’ valido guardare indietro e citare il passato, o anche guardarsi intorno e citare altri artisti, in un’epoca in cui ormai tutto è stato detto forse non rimane che “citare”.
Il punto è che Meisel anche quando cita, supera sempre la reference, è incredibile, ma ci riesce.
Photo by Steven Meisel – Vogue Italia – settembre 2004
C’è una costante nelle sue fotografie: l’eccellenza di tutti i fattori che le compongono dalle modelle alla moda, dai set all’art direction, le ambientazioni, il trucco, i capelli, i ritocchi digitali, tutto è più che perfetto, Meisel controlla ogni piccolo dettaglio e può farlo così bene perchè in realtà saprebbe come fare ognuna di queste cose da solo.
Meisel non è di quei fotografi che vanno in giro con la macchina fotografica, si colloca agli antipodi della fotografia di matrice realista , non riuscirebbe mai a fotografare al di fuori dei suoi set elaborati, l’idea di fotografare i suoi genitori lo atterisce, così come quella di fare ritratti ai suoi amici, la fotografia per lui è l’apoteosi della messa in scena.
Photo by Steven Meisel – Vogue Italia – settembre 2004
Meisel è un grande conoscitore del glamour e della moda, ne sa più lui di chiunque altro, tanto che per qualsiasi fashion editor lavorare con lui è l’esperienza più desiderata ma anche la più temuta, arrivano sul set con il quintuplo dei look necessari nel timore che qualcosa non vada bene, perchè la decisione finale spetta sempre a lui, puoi proporre delle cose ma Steven sa benissimo cosa vuole, cosa è cool e cosa no, ma sopratutto cosa sarà cool, avendo la capacità di anticipare di mesi i trend della moda, tanto che quello che vedi nei suoi servizi te lo ritrovi sulle passerelle mesi dopo.
Meisel ha creato tutte le top model, da Naomi Campbell a Linda Evangelista, a Christy Turlington, che parlano di lui come di un mentore, un perfetto regista che gli ha insegnato come muoversi, che espressioni fare; oggi per una giovane modella partecipare a un casting di Re Mida Meisel è l’occasione della carriera perchè se compari in un suo servizio verrai automaticamente chiamata anche dagli stilisti per le loro sfilate e campagne pubblicitarie.
Photo by Steven Meisel – Vogue Italia – luglio 2001
I set di Meisel sono blindati, impossibile curiosare, così come è impossibile curiosare nella sua vita privata, non si concede quasi mai per interviste, se non in qualche rarissimo caso rigorosamente per telefono, non si fa filmare, nè fotografare, (esistono pochissimi suoi ritratti ufficiali), è come se la sua stessa vita fosse un estensione del mito che circonda le sue fotografie.
In un’intervista rilasciata a Pierre Alexandre De Looz parlando delle celebrità Steven ha detto meglio non conoscere i propri idoli “because in the end evrybody is just human”, non stava parlando di se stesso ma in realtà si’.
Photo by Steven Meisel – Vogue Italia – giugno 2000
Steven Meisel è nato nel 1954, ha studiato a New York alla High School of Art and Design e alla Parsons School of Design, iniziando la sua carriera come illustratore per Women’s Wear Daily.
Meisel è cresciuto con l’ossessione per la bellezza tanto da appostarsi con la macchina fotografica fuori dalle agenzie di modelle per rubare qualche foto quando queste entravano e uscivano, come un paparazzo, erano gli anni ’70 e Steven ricorda che in quei tempi le modelle avevano classe, si vestivano bene, sapevano truccarsi e farsi i capelli da sole, rimpiange il glamour del passato e spesso nel suo lavoro è rintracciabile un’acuta critica alla superficialità e a una certa sciatteria del presente, come al sistema stesso dei bisogni indotti e all’autoreferenzialità del mondo della moda.
Photo by Steven Meisel – Vogue Italia – luglio 2008
Il fatto che Meisel scelga le pagine dei giornali patinati e non le gallerie d’arte per esprimere la sua opinione anche su temi sociali a volte scomodi è fonte di indignazione per i puristi dell’arte, spesso ancorati a una definizione dogmatica e polverosa di artisticità, una elite che non ha ancora metabolizzato l’arte come fenomeno socio culturale in continua evoluzione.
Dato che la fotografia commerciale è la più accessibile, quella che raggiunge il maggior numero di persone, perchè non dovrebbe avere anche una valenza educativa e di denuncia?
Forse perchè allo stesso tempo sta “pubblicizzando” degli abiti? Forse perchè nelle sue immagini c’è sempre un’ossessiva ricerca della perfezione?
Di nuovo le risposte a queste critiche sono molto semplici, il messaggio a volte – senza scomodare Marshall McLuhan – è più importante del mezzo con il quale viene espresso.
Photo by Steven Meisel – Vogue Italia – marzo 2005
Non tutte le fotografie di moda si limitano a illustrare dei prodotti, e anche questa esigenza è in realtà legata a un periodo di tempo molto circoscritto, qualche mese, il tempo in cui i vestiti che compaiono negli editoriali si possono acquistare nei negozi, dopodichè le immagini restano, trascendendo la loro dimensione puramente commerciale e leggendo e interpretando le implicazioni sociali, psicologiche e culturali del nostro tempo, oggi questo vale per Meisel forse più di qualsiasi altro fotografo puramente di moda.