Fatti di ScienzaTerremoto Emilia: “Nessuna sorpresa: è zona sismica. Cominciamo ad abituarci all’idea”

Riportiamo uno stralcio di un'intervista a Romano Camassi, sismologo INGV e coordinatore progetto di prevenzione del rischio sismico Edurisk, che abbiamo curato nella mattinata di aggiornamento da ...

Riportiamo uno stralcio di un’intervista a Romano Camassi, sismologo INGV e coordinatore progetto di prevenzione del rischio sismico Edurisk, che abbiamo curato nella mattinata di aggiornamento da Città del Capo – Radio Metropolitana di Bologna poco dopo la scossa delle 9 di questa mattina, 29 maggio 2012.

«Abbiamo a che fare con sismi che non sono prevedibili nel senso dell’ora e quando, ma sono terremoti che non giungono inaspettati, perché tutta quest’area della Pianura Padana è interessata da un complesso di faglie il cui movimento ha come effetto quest’ondata di scosse, con i picchi di oggi e del 20 maggio». Fin dal periodo 2003 – 2005, anche in seguito al terremoto di San Giuliano di Puglia del 2002, i sismologi italiani hanno provveduto a classificare la Pianura Padana dal punto di vista della pericolosità e del rischio sismico, «passando da una non classificazione, cioè da una zona non ritenuta sismica, a un grado 3, il che significa che c’è una significativa attività sismica, conosciuta storicamente». Si tratta di un elemento determinante nella regolamentazione sulle costruzioni edilizie di un territorio.

Da ribadire la smentita che ci sia alcuna relazione con attività estrattive o il fenomeno della subsidenza. «Per generare un terremoto di magnitudo attorno a 6 le forze necessarie sono gigantesche, semplicemente impossibili da mettere in campo con un’attività estrattiva», dichiara Camassi. «Quindi non c’è assolutamente nessuna relazione tra le trivellazioni e l’innesco di una serie sismica. Così come non c’è relazione tra terremoto e un altro fenomeno geofisico che interessa queste zone, ovvero la subsidenza. Quest’ultima può aggravare gli effetti distruttivi sugli edifici, ma non c’è relazione causale di alcun tipo».

«Ora c’è da pensare all’emergenza, ma il punto fondamentale è lo sviluppo di una cultura della prevenzione sismica: lavorare a bocce ferme per valutare il nostro patrimonio edilizio, chiedere che gli edifici pubblici vengano messi in sicurezza e che vengano rispettate le norme antisismiche che sono in vigore». Non possiamo pensare che il terremoto sia un’eventualità remota, ma una realtà con la quale dobbiamo avere a che fare come cittadini informati e consapevoli.

Aggiungiamo anche un video in cui Romano Camassi e Marco Mucciarelli dell’Università della Basilicata danno una sintetica spiegazione dei fenomeni che sono coinvolti nell’attività sismica dell’Emilia:

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club