L’eurocrisi ha colpito duramente le banche dell’Est Europa, ma ci sono due Paesi che hanno le spalle più larghe degli altri: Bulgaria e Polonia. A spiegarlo è questo video del Fondo monetario internazionale:
Aumentando il finanziamento proveniente da depositi nella seconda partedel 2011, Sofia e Varsavia sono riuscite ad annullare l’effetto del deleveraging da parte delle banche dell’Europa occidentale, evitando di chiuderere il rubinetto del credito a famiglie e imprese, come si deduce con chiarezza da questo grafico:
Gli istituti stranieri, spiegano gli esperti di Christine Lagarde, controllano più della metà dei sistemi bancari dell’Europa centrale, con una quota superiore all’80% in Bosnia, Repubblica Ceca, Croazia, Estonia, Romania e Slovacchia. Le banche comunitarie, inoltre, hanno concesso prestiti pari al 60% del Pil dei suddetti Paesi, mentre la media tenendo conto anche della Turchia, della Russia, dell’Ucraina e della Moldova scende al 27%, percentuale composta per metà da prestiti bancari e l’altra metà da rimesse degli immigrati. La morale al minuto 1.36 del video: nel 2012 il rallentamento dell’area sarà del 2,8% rispetto al 4,7% del 2011. Fatta eccezione per la Polonia, che in questi giorni sta ospitando gli Euopei: qui la crescita, per il Fmi, è “sostenuta”. Per questo Varsavia non ha nessuna fretta di cambiare gli zloty con gli euro.