32 febbraioAttenti al MUOS. In Sicilia è battaglia contro il mostro elettromagnetico da guerra USA

  Il MUOS, acronimo di Mobile User Object System, è un sistema di comunicazioni. Tutto americano (quantomeno per i risvolti "utili). A servizio del Dipartimento di Difesa, è in grado di tenere in c...

Il MUOS, acronimo di Mobile User Object System, è un sistema di comunicazioni. Tutto americano (quantomeno per i risvolti “utili). A servizio del Dipartimento di Difesa, è in grado di tenere in contatto fra loro le forze militari terrestri, navali e aeree anche in condizioni ambientali del tutto pessime. A garantirne il funzionamento quattro satelliti e altrettante antenne paraboliche. Il diametro, ad occhio e croce, 18 metri. Quanto un palazzo a 6 piani.
Gli Americani, così generosi, hanno deciso di piazzare due antennoni rispettivamente in Virginia e nelle Hawaii, e di “regalare” gli altri all’Australia e all’Italia. Che ovviamente non ha detto di no.

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L’arduo compito di ospitare l’invadente struttura è toccato a Niscemi, in provincia di Caltanissetta. Città famosa per il suo carciofo, ma che da ora in poi lo sarà anche per le sue onde elettromagnetiche. Onde “Doc”. Già, perchè quel famoso antennone produrrà una quantità di elettromagnetismo capace, nel breve e nel lungo periodo, di procurare seri problemi agli abitanti del circondario. E non solo a loro. A dirlo non è un paragnosta. Ma sono due grandi menti italiane. Massimo Zucchetti, ordinario di “Impianti nucleari” al Politecnico di Torino e ricercatore del Massachusetts Institute of Technology, e Massimo Coraddu, consulente esterno del Dipartimento di Energetica dello stesso Politecnico dei Torino.

La relazione firmata dai due è da pelle d’oca. In caso di incidente e di esposizione diretta al raggio del MUOS, ben che vada, ci si potrebbe ritrovare con una necrosi diffusa dei tessuti. Un’esposizione prolungata, stavolta per nulla accidentale, provocherebbe nel raggio di 20 km (Niscemi è situata tra 1 e 6 km) un incremento della possibilità di alcuni disturbi della salute. E non si tratta di raffreddori o allergie ma di tumori del sistema emolinfatico.

Ma chi, conoscendo tutto ciò, permetterebbe l’installazione di questi impianti cancerogeni nella propria terra? Abbiamo i nomi e i cognomi: Raffaele Lombardo e Ignazio La Russa.

Lombardo, Presidente della Regione Sicilia, nel lontano 2009 era contrario al Muos. E proprio per questa ragione sollevò una polemica con l’allora Governo Berlusconi. E di tutto ciò troviamo conferma in uno dei cablogrammi dell’affaire Wikileaks.

Il Console generale americano , J. Patrick Truhn, accusa alcuni politici siciliani di creare disinformazione ad arte per impedire l’installazione del sistema.

Si muove il Governo, e lo fa tramite Ignazio La Russa che riesce a convincere il leader dell’Mpa. La Sicilia accetta il “mUostro” in cambio di: un “camuffamento” dell’antennone, una commissione medica per valutare l’impatto delle radiazioni sulla popolazione di Niscemi e, udite udite, la valorizzazione del carciofo locale. Praticamente un affare.

Ma i problemi legati al MUOS non finiscono qui. L’intera struttura si sta componendo all’interno della Riserva Naturale orientata Sughereta. Un colpo per l’ecosistema.

E poi, a pochi chilometri in linea d’aria da Niscemi, aprirà (qualora si trovi la giusta congiuntura tra pianeti e politici) l’aeroporto di Comiso. L’antennone genererebbe frequenze in grado di interferire con gli aeromobili e con le apparecchiature dall’aerostruttura.

Insomma, un vero e proprio caos. A repentaglio, sempre in cambio della valorizzazione dei carciofi, salute, natura e aeroporto.

Tutto qui? Ancora una volta no. Tra le aziende che stanno lavorando al MUOS troviamo la “Calcestruzzi Piazza Srl”. L’azienda, secondo quanto denunciato dal giornalista Giovanni Tizian, è riconducibile a Vincenzo Piazza, persona vicina al boss Giancarlo Giugno, referente di Cosa Nostra a Niscemi. Il nome di Giugno, tra le altre cose, appare anche nell’istruttoria dei telefonini usati durante l’attentato che tolse la vita a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e agli uomini della scorta.

Nonostante il silenzio dei media la Sicilia, dal basso, si sta organizzando con i comitati “No MUOS”. Nati nelle realtà locali stanno facendo largo uso della Rete e dei social network per l’attività di coordinamento e per far conoscere alla gente i pericoli legati al sistema di comunicazioni americano.