Il 10 giugno del 1692, nella ridente cittadina di Salem, un bello spettacolo si offriva agli occhi degli abitanti turbati dall’imperversare delle streghe. Ricorre oggi la prima esecuzione dei processi alle streghe di Salem. Bridget Bishop la malcapitata. La sua identità è però controversa e incerta, alcuni affermano che è stata confusa con un’altra, altri sono convinti che il mostro fosse proprio lei.
Oggi dovremmo indignarci per l’impiccagione e ridere dei motivi della condanna. Ma come si fa, quando la caccia alle streghe non è mai finita? Anche questa però è una banalità. Lo sappiamo bene tutti che non c’è niente, che registri la Storia, che sia mai davvero finito.
Concentriamoci piuttosto sui peccati mortali che ha commesso la nostra Bridget. Proprietaria di taverne, giocatrice accanita, vecchia non più piacente che sfoggia abiti rosso fuoco, appassionata di bambole (voodoo), dedita a incantesimi e apparizioni, dispettosa e per niente preoccupata di difendersi dalle accuse.
Vediamo un po’ a chi starebbe simpatica una così…. probabilmente a molti, superficialmente, ma immaginate di doverci avere a che fare.
Hanno quindi fatto bene a impiccarla? Certo, se non fosse che avrebbero dovuto impiccarsi tutti, che dovremmo impiccarci tutti, con lei, perché siamo così strani e scontrosi, così streghe e così mostri, che l’impiccagione è una buona soluzione senz’alto.
Ma immaginando una fila di impiccati lunga tutti i popoli, non vi sembra che alla fine l’ultimo uomo/donna si ritrovi senza nessuno che gli tolga la terra da sotto i piedi lasciandolo penzolare nel vuoto? Sì, è vero, abbiamo bisogno di prendercela con la gente poco per volta.
Agata Sapienza