Hanno preso chi ha ucciso Melissa. Bene, non potevamo sopportare un’altra strage senza responsabili.
Il mostro che hanno catturato non è un membro della SCU o di altre organizzazioni mafiose. Bene, la mia terra non poteva sopportare una nuova guerra tra clan.
La Puglia intera in queste settimane si è fatta forza ed ha reagito mostrando orgoglio e dignità. Bene, però qui avrei qualcosa da ri..dire.
Nei momenti immediatamente successivi al delirante, quanto inspiegabile, attentato, prima ancora di cercare il responsabile, ci siamo interrogati tutti sul perchè: perchè mettere una bomba all’entrata di una scuola? Perchè colpire delle ragazzine? L’unica soluzione plausibile, agli occhi degli inquirenti, della stampa e di noi comuni mortali è stata la pista mafiosa. E in questa direzione si sono mosse infatti le indagini.
Ma in questa direzione si è mossa anche la stampa, la quale, famelica come di consueto, ha cavalcato l’onda emozionale per pubblicare approfondimenti sulla realtà mafiosa in Puglia. Saviano&co. hanno descritto Mesagne e zone limitrofe in termini quasi romanzati, spiattellando agli occhi dei lettori una terra in cui il malaffare e l’omertà regnano sovrane. Insomma, un Bronx nostrano, dove al posto degli hamburger i piccoli boss mangiano frise e pomodoro ma, per il resto, sono praticamente uguali ai colleghi americani che spesso vediamo al cinema.
Verrebbe da chiedersi allora, se fosse veramente così, come mai questi signori non abbiano denunciato prima questa drammatica verità. Verrebbe da chiedersi inoltre, se arriveranno mai delle scuse che ritengo doverose.
Per fortuna la popolazione pugliese non è rimasta passiva, anzi. Ha alzato la voce e si è fatta sentire; ed ha fatto bene. A testa alta ha dimostrato, in concreto, che tutto quello apparso sui media altro non era che spazzatura di giornalisti o presunti tali.
Ma anche i pugliesi hanno commesso un errore in questi anni: e cioè quello di ritenersi più distanti dal problema mafia rispetto ad altri: spesso infatti ho sentito dire da conterranei salentini in tono quasi schifato “Non siamo mica a Palermo“; spesso da loro sono stato additato come camorrista perchè nato a Napoli; mai o quasi invece ho ascoltato discorsi sulle virtù di Napoli o sulla grande dignità del popolo siciliano.
Non si può quindi aspettare che ci sia una strage dentro casa, un evento grave come un attentato ad una scuola per mostrare orgoglio ed umanità. Questo grido di giustizia deve essere presente sempre, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto e deve abbracciare tutti, non solo i pugliesi o i calabresi.
Tutte le popolazioni del Sud dovrebbero essere unite per combattere un fenomeno che, seppur con mille sfaccettature, è comune a tutti ed è la mafia.
In questi anni ho notato troppa lontananza tra pugliesi, campani, calabresi, siciliani. Non possiamo lamentarci quindi se dei giornalisti “lùmbard” o inglesi ci dipingono come mafiosi, e poi usare lo stesso tono con i sicialiani. Non possiamo dire “no non andate a Napoli che lì ti fregano tutti“, e poi prendercela se la gente ha paura di venire in Salento. Non possiamo e non dobbiamo! Di fronte alla mafia siamo tutti uguali: tutti vittime e tutti colpevoli e fino a quando distingueremo tra figli e figliastri, non riusciremo ad uscirne vittoriosi.