Ogni catastrofe naturale ha per conseguenza un super-lavoro da parte dei Vigili del Fuoco. Vediamo una panoramica sulle problematiche che li affiggono, ed un paragone tra quelli attivi in Lombardia, attuale regione nello Stato italiano, e quelli in Austria, di simili dimensioni, ma Stato sovrano ed indipendente.
La mentalità espressa dalla politica all’italiana suggerisce di non affrontare un problema fino a quando non ci sia un evento forte (per esempio, la morte di una o più persone) che attiri l’attenzione dell’opinione pubblica.
Il recente terremoto ha colpito, oltre alle province modenesi e ferraresi, anche quella mantovana, causando gravi danni, e un superlavoro da parte delle forze di pubblica sicurezza, come i Vigili del Fuoco.
La modalità di gestione italiana di questo corpo sta però portando, nel silenzio ed indifferenza generale, al collasso la struttura dello stesso in Lombardia, esponendo a grande rischio i lombardi stessi, nel malaugurato caso di necessità di interventi straordinari derivati da una eventuale catastrofe più imponente di quella appena verificatasi.
Il corpo dei Vigili del Fuoco di Lombardia, stando ai dati pubblicati per il 2010, è dovuto intervenire per ben 81.758 volte (incendi, incidenti stradali, allagamenti e altro), rappresentando l’11,1% degli interventi a livello italiano, mantenendo una durata media di intervento piuttosto buona (inizio e fine delle operazioni in 46 minuti medi, contro i 63 della Calabria e i 92 della Campania); ha evaso 25.662 pratiche di prevenzione incendi, rappresentando il 18,85% del totale a livello italiano (le vaste e popolose Campania e Sicilia coprono rispettivamente il 6,25% e il 4,53%) e ha effettuato 13.759 servizi di vigilanza a garanzia della sicurezza dei posti frequentati dal pubblico (Aeroporti, Stadi, Teatri ecc.), ben il 20% del totale a livello italiano.
Queste ottime prestazioni, in uno Stato decente quale non è quello italiano, verrebbero adeguatamente finanziate per salvaguardare la collettività; non è ovviamente così, e non solo non vengono erogate adeguate risorse, ma vengono addirittura tagliate.
Piuttosto eloquenti, e non necessari di ulteriore approfondimento, sono gli appelli lanciati dalle varie sedi provinciali / comunali: il distaccamento di Sesto San Giovanni, per esempio, si è visto recapitare in sostituzione di una scala che effettua 2800 interventi l’anno
“un mezzo analogo dalla sede centrale di via Messina, in condizioni a dir poco vergognose, sia dal punto di vista visivo, ma anche da quello della sicurezza degli operatori VVF e del cittadino a cui si deve portare soccorso. Il mezzo in questione ha 40 anni (1972), non è dotato di cestello adatto al soccorso e recupero agevole delle persone ai piani alti, è letteralmente invasa da ruggine “passante”, i dispositivi di sicurezza lasciano a desiderare, insomma un catorcio buono più per la rottamazione che per il servizio di soccorso. Il fatto è che attualmente nel comando, oltre ad un buon numero di automezzi anziani (autobotti e autoscale anche di 35/40 anni), risultano 15 mezzi più recenti fermi, in quanto non ci sono fondi per le riparazioni o manutenzioni e le officine o concessionarie rifiutano le loro prestazioni, se non vengono saldati prima i debiti. Anche le condizioni abitative della sede sono precarie, visto che l’agognato arrivo di nuovi colleghi a gennaio di quest’anno, per la nostra amministrazione ha semplicemente voluto dire sistemarne 11 in un locale di recupero all’interno del distaccamento, facendogli comprare di tasca loro perfino le brandine per dormire. Il tutto aggravando le condizioni di igiene e pulizia dei locali, già precarie a causa di contratti di appalto delle pulizie decurtati di oltre il 40% e per la carenza di materiale di pulizia, quando anche i pompieri, magari dopo aver effettuato degli interventi di soccorso, volessero “tirarsi su le maniche” e fare loro stessi le pulizie!“
Situazioni degne, con tutto il rispetto, di Stati del terzo mondo, non della Lombardia.
Queste mancanze, lesive inoltre della dignità dei lavoratori impegnati per la sicurezza collettiva, hanno portato alla dichiarazione di sciopero prevista per il 18 giugno (sono in stato di agitazione dal 9 marzo). Il Coordinatore Vigili del Fuoco per la Lombardia FP CGIL, Massimo Ferrari, ha focalizzato inoltre la situazione sul numero di Vigili del Fuoco mancanti:
”questo sciopero è tanto più necessario in Lombardia, dove abbiamo 2500 lavoratori, divisi in 4 turni, per salvaguardare la sicurezza di 9 milioni di cittadine e cittadini lombardi. Si aggiunge poi una carenza d’organico del 50% nei ruoli decisivi che coordinano il soccorso (capi reparto e capi squadra), con l’aggravante del continuo taglio alle risorse del Corpo, non ultimo quello dei precari di giovedì scorso. Inoltre stiamo ancora aspettando gli ultimi arretrati del salario accessorio del contratto 2010”.
Si può immaginare la questione in una Lombardia indipendente e sovrana, seguendo l’esempio di uno Stato simile come popolosità e struttura economica, l’Austria, per esempio.
L’Austria segue la tradizione mitteleuropea del volontariato e del pieno rispetto del principio di sussidiarietà: sono i Comuni e i Land a gestirsi autonomamente ed economicamente secondo le proprie esigenze, con ovvie sovvenzioni economiche a livello statale per i mezzi più costosi.
Rendere questo Corpo un’espressione della società civile, e non una mera branca di uno Stato centralista e monopolizzatore, com’è quello italiano, porta grandi vantaggi: se da noi bisogna attendere l’arrivo di arruolati dal Meridione, che una volta formati chiedono istanza di trasferimento nella propria terra d’origine, lasciando qui posti vacanti (ci vuole tempo per formare adeguatamente un vigile), questi problemi sono inesistenti in Austria, ove molti cittadini si formano e rimangono “legati” al Corpo, portando quindi il personale a quasi 300mila attivi, di cui 26020 giovani (la Feuerwehrjugend è un Corpo giovanile con i quali vengono integrati i normali reparti e che garantisce un continuo ricambio generazionale fornendo ragazzi del posto) da aggiungere ai 4.528 volontari effettivi.
La sostenibilità finanziaria di questi grandi numeri è data da più fattori: il volontariato adoperato da molti attivi, la vicinanza alla Comunità che permette una continua ricerca di fonti finanziarie esterne mista alla leggerezza del fisco austriaco per questa tematica (per esempio, le donazioni ai reparti sono fiscalmente detraibili, incentivando quindi i finanziamenti da parte dei privati, allettati dal poter contribuire attivamente alla sicurezza della propria stessa Comunità).
Ricapitolando, in Lombardia grazie alla gestione dello Stato italiano vi sono unicamente 2500 effettivi mal pagati e con scarsi mezzi a salvaguardia di quasi 10 milioni di abitanti, mentre in Austria sono 300mila per controllare 8,5 milioni di abitanti, continuamente finanziati e con un ricambio generazionale assicurato dai ragazzi di ogni Comunità locale.
Cosa stiamo aspettando a godere anche noi dei vantaggi dell’essere uno Stato indipendente e sovrano e di poter decidere cos’è meglio per noi e per la nostra sicurezza? Una catastrofe, forse?
Giovanni Roversi
www.prolombardia.eu