Il risultato è casualeCortocircuiti Nazionali

Dei trequartisti e delle pene. Il “blocco Inter” e le accuse che non sono una prova. Prima di procedere con la ricostruzione delle intricate traiettorie socio-sportive italiane, che legano insieme ...

Dei trequartisti e delle pene. Il “blocco Inter” e le accuse che non sono una prova.

Prima di procedere con la ricostruzione delle intricate traiettorie socio-sportive italiane, che legano insieme difensori fuori posizione, centrocampisti sbandati, usi e abusi d’ufficio, il senso di solenne sportività che mi anima, mi impone di partire parlando dei vincitori. La Russia ha offerto un bel gioco offensivo, un 4-2-3-1 molto dinamico e flessibile in fase offensiva. Dick Advoocaat sembra aver trovato la chiave di volta per l’attacco, risolvendo i dubbi in favore di Kerzhakov, giocatore capace di svariare sull’intero fronte, riuscendo sia a pungere sulle disattenzioni difensive avversarie sia ad aprire spazi per le bellisime giocate di Arshavin e per gli inserimenti di Shirokov. Bravi anche Denisov e Zyrianov in fase di costruzione e d’attacco, meno nel lasciare troppo spesso spazio a Pirlo. Unica nota dolente è la prestazione del giovane Dzagoev, stella in attesa di consacrazione. Nonostante le ottime prestazioni nel girone di qualificazione ( capocannoniere in squadra con 5 reti ) e nonostante la pessima prestazione difensiva azzurra, il giovane russo non riesce a rendersi pericoloso se non in occasione del “velo” sul primo goal della Russia.

Adesso passiamo ad immergerci nelle profondità dell’intricato mondo Azzurro. Il giocatore di maggior talento in squadra è indubbiamente Pirlo, il quale gioca nella Juventus insieme ad altri 5 compagni di nazionale, tutti e sei hanno vinto lo scudetto giocando un ottimo calcio, senza perdere una partita, e subendo solo 20 goal. Elementi questi che permettevano di auspicarsi una nazionale costruita su un “blocco Juventus” che ,sebbene diversa nel modulo e con alcuni giocatori chiave differenti, tentasse di replicare il gioco offensivo, prolifico e di possesso palla della compagine bianconera.

Quella vista il 1 giugno è una squadra dove alcuni collegamenti sono evidentemente saltati, ed ha spesso dato l’impressione di essere stata costruita, purtroppo, più su un immaginario “blocco Inter” che su uno juventino. Infatti, pur non avendo alcun rappresentate della squadra nerazzurra, come quest’ultima è sembrata:

– disunita: con un centrocampo funzionante solo a fasi alterne, ed incapace di coprire e pressare una volta riversato in avanti, con difensori fuori posizione e capace di creare gioco essenzialmente solo grazie alla libertà di Pirlo.

– debole nelle gambe: il 4-3-1-2 italiano con tanti centrocampisti di qualità e con due punte che non partecipano molto alla fase difensiva, è un modulo che per essere efficace nelle due fasi neccessita di una particolare brillantezza fisica, prima di tutto da parte dei terzini, gli unici in grado di raggiungere il fondo, e poi da parte dei quattro centrocampisti. La condizione atletica mostrata in partita è sembrata pessima

– con alcune evidenti storture tattiche: Montolivo non è un trequartista, o comunque non lo è più, o comunque non può esserlo in una squadra fragile come quella vista. Al massimo si sarebbe potuto pensare ad un trequartista atipico come Boateng, ma l’Italia un calciatore così non ce l’ha e quindi non si capisce esattamente cosa Prandelli avesse in mente.

Tengo a precisare che tutto ciò non basta per sottrarre la stima ad un tecnico capace come quello della nazionale; molto semplicemente penso che abbia continuato sulla strada del suo progetto di squadra, progetto difficile ma affascinante, e che non abbia percepito quanto la squadra fosse spaventata e turbata, non in grado di sostenere un gioco frizzante e offensivo.

Oltre le diverse disamine, infatti, è proprio il turbamento dell’ambiente l’elemento che più facilmente risalta agli occhi (anche se non l’unico considerando che siamo già alla terza sconfitta di fila). E qui arriviamo al secondo e sicuramente più grave cortocircuito, quello che comunemente viene apostrofato “giuridico-mediatico”, ma che più generalmente coinvolge la sete di sangue che sembra animare il paese post-Berlusconi.

1. Criscito e Bonucci hanno avuto un trattamento segnato da una certa disparità. La motivazione ? Sono entrambi coinvolti in un indagine ma uno ha ricevuto la notifica di un avviso di garanzia e l’altro no. E’ una motivazione sensata ? Forse no, ma il punto non è quello. Il punto è che fa rabbrividire come nessuno si sia posto il problema che, anche se “solo etico”, il codice della nazionale italiana per attivare delle sanzioni, DEVE essere sollecitato dall’esistenza di PROVE. Per nessun codice, di qualsiasi tipo, in nessuna organizzazione, la sola presenza di un’accusa è sufficiente per concretizzare una prova. Ora, l’elemento che la nazionale ha usato per delimitare un confine di garanzia è stato la presenza o meno di un avviso da parte della Procura. Si può certamente fare di meglio dal punto di vista codicistico, ma non possiamo non tenere presente che: se il fatto di essere interessati da un indagine diventasse di per sè un elemento probatorio ( soprattutto dal punto di vista morale), allora non solo non ci sarebbe più giustizia, ma neanche più vita civile. Rimarrebbe in piedi solo un’etica brutale da caccia alle streghe e da giustizia sommaria.

2.Dopo meno di 24 ore dalla conferenza stampa durante la quale Buffon critica la stampa sul cosidetto “cortocircuito mediatico-giudiziario”, arriva sui giornali la notizia che una “nota riservata” della procura di Cremona parla di IPOTESI di scommesse da parte del calciatore, che però non è indagato. Anzi per essere più precisi, l’informativa della guardia di Finanza non dimostra neanche che i soldi di Buffon siano stati usati per delle scommesse, men che meno per delle scommesse proibite, semplicemente “non lo esclude” (Potete leggere l’informativa qui ). Tutto questo ovviamente basta e avanza per titolare “Le scommesse di Buffon“, per chiedere giustificazioni che, al momento, non sono richieste neanche dalla procura, e per parlare del suo allontamento e della sua gogna (anche su questa testata purtroppo e in diverse occasioni).

Il calcio e il paese nel suo complesso ci pongono la stessa domanda: cosa vogliamo diventare? Ed anche per rispondere il consiglio utile è lo stesso: quando c’è lo spazio per attaccare bisogna farlo e con decisione, ma prima di tutto bisogna saper anche far girare il pallone lentamente, rasoterra, con intelligenza, dandosi il tempo di riflettere e di portare i fatti all’evidenza, che non è quella dei giornali e dei giornalisti, e ad onor del vero neanche quella dei blogger. Respirate a fondo, sciolti, recuperare.

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