È chiaro a coloro che fanno viaggi in bici o, con meno fatica, leggono i miei post, che la meta da raggiungere vale quanto il percorso per raggiungerla (che, se non erro, è anche il tema dello spot di qualche casa automobilistica tedesca, il quale invogliava a comprare una costosa e ingombrante automobile made in Deutschland, da parcheggiare poi in mezzo al traffico cittadino).
Così mi sento in dovere di far un piccolo panegirico alla tecnologia e quindi, indirettamente, del progresso; per riscattarli dall’accusa, non esplicita, lanciata in un passato post, d’aver trasformato le città in giungle senza fascino.
Infatti è grazie a strumenti potenti come google maps e suo “figlio” street view, che il sottoscritto può pianificare attentamente i percorsi, misurare i dislivelli – che per un ciclista sono tutto – e con street view scegliere la strada più bella da percorrere.
Per non parlare poi del ben più prosaico asfalto, senza il quale ogni strada diverrebbe pressoché proibitiva per qualsivoglia tipo di mobilità di lunga percorrenza.
I problemi nascono, per dirla alla Giovanni Lindo Ferretti, quando la si trasforma in un dio. Quando da strumento di cui l’uomo s’è dotato per migliorare la propria esistenza, si trasforma nel feticcio al quale immolarsi, scopo ultimo della vita umana e anche, non di secondaria importanza, quando la si dà per scontata e per “naturale”.
Come quando, montati su di un mezzo a motore si viene indotti a credere che spostare quintali di persone e di merci sia cosa da nulla, quando, in realtà, richiede sforzi e consumi energetici immani. Punto chiarissimo per chi porta il proprio peso a spasso sui pedali, molto meno per chi, consumando un lago di cherosene, vola all’altro capo del mondo per andar a prendere un po’ di sole, il quale, come ben sappiamo, qui in Italia è una rarità!
Tornando ai viaggi in bici è capitato che, giocherellando con google maps, è saltata ai miei occhi una strada, via Empolitana, che da Tivoli passa dietro i Colli Prenestini per giungere a San Vito Romano(dei quali ho promesso ad un mio amico di lì, di parlane in un prossimo post, data anche la quantità di opere architettoniche che presentano) e viste, grazie a street view, le belle valli centro-italiche che attraversa (http://goo.gl/maps/dBtc),ha fatto sì che il percorso del prossimo tour fosse scelto!
Il clima di domenica scorsa era (oramai da una settimana) quello tipico estivo: soleggiato e caldissimo nel mezzo dì; quindi, io e il mio coraggioso amico, riempite le borracce e cosparsi di crema solare abbiamo puntato verso est direzione Tivoli.
Il paesaggio dietro Tivoli è suggestivo. Le colline con la cima“tonda” disseminate di fiori gialli e i resti dell’acquedotto Anio, che costellano la strada e che, talvolta, divengono ponti sotto i quali passare, rendono – anche grazie alla ombreggiatura che offrono gli alberi a bordo strada – il percorso amabilissimo. La strada è pressoché in piano quindi si scorre via veloci, diretti verso quelle valli che street view m’aveva mostrato. Queste, però, non offrono nessun riparo dal sole, dato che di alberi non ce n’è alcuno. Il sudore,allora, è cominciato a grondare copioso dalle nostre fronti, anche se, ahinoi, è nulla rispetto a quello che sarebbe stato poco dopo, quando avremmo intrapreso la salita che termina a Ciciliano.
Il calore stordisce ed affatica la pedalata, il mio amico sparisce all’orizzonte; qualche dubbio su questo lento modo di viaggiare sorge, ma, nonostante tutto, si continua imperterriti.
Arrivati al bivio per Ciciliano mi son fermato all’ombra dei pioppi, ove aspettare, rinfrescandomi, il mio compagno di viaggio. Arrivato anch’egli e minacciando ritorsioni inimmaginabili nel caso non l’avessi fatto riposare un po’, ho proposto di salire su per il paese, alla scoperta di ciò che cela, lì solitario sul cucuzzolo. Starsky, così l’ho soprannominato anni fa, neanche so il perché,come sempre ha acconsentito; tanto è così, incosciente e volenteroso!
Le pendenze inizialmente si attestano intorno all’otto percento, ma giunti ai bordi del paese facilmente raggiungono il 13-15 percento, fortuna vuole che per arrivare in cima, dove sorge il castello, è poco più di un chilometro.
Il castello non è interessante: tenuto abbastanza bene, ma la fattura non è particolarmente curata
Mi viene sempre in mente, quando mi ritrovo presso le cittadine sorte intorno ad una fortificazione ubicata su un qualche cucuzzolo, la crescita organica delle città.
Queste, infatti, sembrano rispettare, nel loro esistere, le stesse leggi della vita biologica . Come qui, ad esempio, dove le abitazioni sembrano essere nate come funghi intorno all’albero (rappresentato dal castello) dal quale traggono la linfa vitale.
E la cosa che mi stupisce di più è come “percorsi” completamente diversi portino poi a soluzioni simili.
Scorcio del castello
la bella valle su cui domina
Finito il tour ci siam reimmessi sull’empolitana, per arrivar prima a Pisoniano eppoi al bivio per San Vito Romano, dove la strada termina. Il piano prevedeva di passare per San Vito per poi tornare a casa percorrendo la prenestina, ma ho scelto e convinto Starsky (eccome te sbagli!) a puntar su fra i monti, in direzione Capranica Prenestina, che tranquilla domina il circondario dai sui mille metri di quota, ricca di bellezze architettoniche ,come una chiesa attribuita al Bramante, delle quali, come promesso al mio amico di lì, parlerò diffusamente in un altro post.
Al prossimo viaggio!