La sua nascita è stata accolta con grasse risate da parte degli osservatori occidentali. L’agenzia di rating Dagong, sfidante cinese di Standard & Poor’s, Fitch e Moody’s, è sempre stata vista come un burattino nelle mani di Pechino. Forse lo è, ma sulla Grecia sembra averci visto più lungo delle rivali americane.
Il grafico – che non include S&P’s – dà una rappresentazione estremamente semplificata dei giudizi sul debito sovrano, che si riducono qui a sei parametri per poter essere confrontati tra di loro. Emerge con chiarezza che su Atene gli analisti asiatici sono stati più pessimisti. Ed avevano ragione. Certo, questo dato non dice molto sull’attendibilità di Dagong, sulla sua capacità di elaborare un’enorme mole di dati e sulla competenza di chi ci lavora. Non dice nulla nemmeno sulla sua indipendenza rispetto agli interessi del Governo.
Ma sulla Grecia quello degli esperti di Pechino è stato un successo, se così si può definire il tracollo di un Paese, largamente annunciato. L’agenzia di rating asiatica infatti non vuole fare concorrenza a Standard & Poor’s, Fitch e Moody’s giocando sul loro stesso campo. Si è spesso ironizzato sul fatto che il suo giudizio sulla Cina sia ampiamente più ottimista rispetto a quello delle concorrenti americane, mentre gli Stati Uniti si muovono su un modesto «A+», insieme a Malesia, Giappone e Cile. Ma Dagong non si limita a stilare un elenco di valutazioni più favorevoli a Pechino e ai suoi alleati che ai Paesi occidentali. Propone invece uno sguardo sull’economia in cui a soccombere sono gli stessi modelli culturali, di matrice anglosassone, di cui sono permeate le altre agenzie di rating.
Ad uscirne vincitrice – nei suoi giudizi – non è solo la Cina, ma lo stesso modello economico cinese, per il quale il dirigismo e la presenza dello Stato nell’economia non sono un male, e la loro scomparsa non è la soluzione di tutti i problemi. Ecco quindi la maggiore sfiducia su una Grecia che cercava di uscire da una spirale discendente con incerte misure di austerità.
Non c’è dubbio che l’aperto rifiuto di un approccio classicamente liberista al rating potrebbe essere un paravento dietro cui nascondere giudizi più politici che economicamente fondati. Ma quanto meno, alle valutazioni di Dagong è interessante dare un’occhiata.
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