ElleBoDi Sin si muore. E per bonificare ci vogliono 3 miliardi di euro

Siti d'Interesse Nazionale. Li chiamano così i luoghi in cui l'industria, che non conosce rispetto per l'uomo e per l'ambiente, ha portato morte e distruzione. Decine di località italiane Irrimedia...

Siti d’Interesse Nazionale. Li chiamano così i luoghi in cui l’industria, che non conosce rispetto per l’uomo e per l’ambiente, ha portato morte e distruzione. Decine di località italiane Irrimediabilmente ferite. Ora per bonificare ci vogliono 3 miliardi di euro.

In Italia il Ministero dell’Ambiente ha individuato decine di aree in cui l’inquinamento ha superato una soglia critica. Autentiche “bombe ecologiche” risultati di anni di industria pesante fuori controllo. In pratica tutto ciò che è presente in queste aree, perimetrate dal ministero, è in qualche modo compromesso dall’inquinamento.

A rendere bene l’idea dell’impatto dei Sin sul paese sono i numeri complessivi diffusi da Greenpeace: 1.800 km² di aree marine, lacustri e lagunari e 5.500 km² di aree terrestri. Pari a circa il 3% della superficie nazionale. La popolazione che vive nelle aree è di circa 9 milioni di abitanti suddivisi in oltre 300 comuni.

I danni sulla salute della popolazione residente sono stati più volte calcolati da studi autorevoli. Uno dei più noti è il Progetto Sentieri (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) pubblicato nel 2011 dall’Associazione italiana di epidemiologia ed effettuato su un campione di 44 siti inquinati. Dallo studio si evince che nel periodo 1995 – 2002 ci sono stati 10mila morti in più per inquinamento. «La mortalità osservata per tutte le cause e per tutti i tumori supera quella media della regione di appartenenza, rispettivamente in 24 e in 28 siti – scrive l’Istituto Superiore di Sanità nel comunicato sul progetto Sentieri – In alcuni casi, i nessi causali sono chiari perché esistono conoscenze scientifiche adeguate per spiegare le osservazioni. Questo vale per l’aumento della mortalità per mesotelioma pleurico nei siti caratterizzati dalla presenza di amianto o di altre fibre asbestiformi (ad esempio Casale Monferrato, Broni, Biancavilla). In altri casi si osservano incrementi della mortalità per cause per le quali il nesso causale con l’inquinamento ambientale è sospettato ma non accertato, ad esempio il tumore polmonare nella popolazione residente in siti contaminati da poli siderurgici (ad es. Taranto) e petrolchimici (ad es. Porto Torres) o siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi (ad es. Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano)».

Forse ancora più impressionante è la stima delle risorse necessarie per bonificare: quasi 3 miliardi di euro. Nel report 2010 di Federambiente si indicava la cifra record di 2miliardi e 757 milioni di euro. Ammettendo che il conteggio abbia delle imprecisioni, perchè potrebbe non tenere conto di eventuali interventi di bonifica effettuati da privati e perchè per alcuni sitini casi non indica il costo di bonifica, il dato è pur sempre indicativo. Ed è quasi certo che una revisione complessiva potrebbe fare aumentare i costi almeno fino a 3miliardi di euro.

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