È il segreto di Pulcinella dell’eurozona. Tutti lo sanno, nessuno lo dice. Non ci sono abbastanza soldi per salvare sia Italia sia Spagna. Occorrono almeno 1.350 miliardi di euro per mettere in sicurezza Roma e Madrid nel triennio che va dal 2013 al 2016. O almeno questo è quanto emerge sommando i crediti deteriorati delle banche spagnole alle esigenze di rifinanziamento per i due Paesi in questo intervallo di tempo. E a meno di un intervento degli alieni, dato che ormai il contagio della crisi sta diventando globale, l’Europa e il Fondo monetario internazionale non hanno sufficienti risorse.
Il Telegraph ha cercato di fare il colpo. Raccogliendo gli umori degli sherpa britannici presenti al G20 di Los Cabos ha spiegato che i leader mondiali sono pronti a usare i fondi europei per salvare Roma e Madrid (www.telegraph.co.uk/finance/financialcrisis/9343049/Debt-crisis-Spain-an…) . Nello specifico, l’Europa si starebbe preparando all’uso sui mercati obbligazionari del fondo salva-Stati temporaneo European financial stability facility (Efsf) e di quello permanente European stability mechanism (Esm). Un’idea che, stando alle dichiarazioni delle fonti del Telegraph e di buona parte della stampa anglosassone, servirebbe per dare respiro a Italia e Spagna, ancora sotto pressione. «Sono pronti 600 miliardi di sterline (circa 743 miliardi di euro, ndr)», titolava oggi il Telegraph. Tuttavia, alcuni dubbi rimangono.
La Commissione europea ha già smentito qualsiasi piano del genere, ma questa, lo abbiamo capito negli ultimi tre anni, è la prassi. Ancora oggi diversi funzionari di palazzo Justus Lipsius si rifiutano di affermare che la Grecia ha ristrutturato il proprio debito nello scorso marzo. Meglio guardare altrove, quindi. E osservando il meccanismo di funzionamento del fondo Efsf, le cui linee guida sono pubbliche e liberamente consultabili (www.efsf.europa.eu/about/legal-documents/index.htm), si può leggere a caratteri cubitali (e si può fare anche nelle FAQ – www.efsf.europa.eu/attachments/faq_en.pdf) che questo strumento può scendere sia sul mercato obbligazionario primario (le aste dirette del Tesoro, per intenderci) sia su quello secondario. Niente di nuovo. Insomma, può essere un succedaneo del Securities markets programme (Smp) (www.ecb.int/ecb/legal/pdf/l_12420100520en00080009.pdf) della Banca centrale europea (Bce) ha largamente utilizzato dallo scorso agosto fino a 14 settimane fa per calmierare l’incertezza su Italia e Spagna. Ma la sua potenza di fuoco iniziale, 440 miliardi di euro, si è quasi dimezzata dopo gli interventi in Grecia, Irlanda e Portogallo. Più che un firewall, usare l’Efsf equivarrebbe all’uso di un secchiello da spiaggia per spegnere un incendio esteso centinaia di acri.
Diverso il discorso per lo Esm (www.ecb.int/pub/pdf/other/art2_mb201107en_pp71-84en.pdf). La sua ratifica completa da parte degli Stati membri deve ancora avvenire e il suo effettivo funzionamento dovrebbe, il condizionale par d’uopo in quest’Europa senza bussole, avvenire il 9 luglio. La sua dotazione è fissata a 500 miliardi di euro. Anche lo Esm può intervenire sui mercati obbligazionari primari e secondari. Ma non è ancora chiaro quali saranno le sue linee guida, né il suo statuto. Sempre per usare il paragone con l’incendio, è come se si tentasse di usare un Canadair senza aver il brevetto di volo.
Lo scetticismo all’uso di Efsf e di Esm per salvare Italia e Spagna non è poco. Stamattina un trader di SocGen, parlandomi delle indiscrezioni del Telegraph, le ha liquidate in poco tempo. «È una balla, non c’è alcun piano, è la solita stampa inglese in cerca di sensazionalismo», mi ha detto. E non stendo a crederci. Pensare che siano due fondi di stabilità europei con una dotazione complessiva netta di circa 700 miliardi di euro a salvare Roma e Madrid è davvero ottimistico.
Le sole esigenze di rifinanziamento spagnole dal 2013 al 2016 ammontano a 440 miliardi di euro. E se a queste aggiungiamo i 144 miliardi di euro di crediti inesigibili che secondo il Banco de España sono in pancia alle banche iberiche, tocchiamo quota 584 miliardi di euro, più o meno la cifra sparata dalla stampa anglosassone. L’Italia? Dal 2013 al 2016 deve rifinanziarsi sui mercati obbligazionari per 784 miliardi di euro. E nemmeno sommando i 360 miliardi di euro (pari a 456 miliardi di dollari) di nuove risorse raccolte durante il G20 dal Fondo monetario internazionale si arriva alla soglia minima di intervento, 1.348 miliardi di euro. I tre fondi (Efsf, Esm, Fmi) arrivano infatti a 1.259 miliardi di euro. Troppo poco.