Appesi ai numeriFreedom of Information Act: la «libertà di informazione» agli Usa costa 382 milioni di dollari. Ma ne vale la pena.

Il Regno Unito nel 2005 ha speso oltre 35 milioni di sterline per rispondere alle richieste presentate dai cittadini in nome del Freedom of Information Act. Se un cittadino inglese vuole sapere qua...

Il Regno Unito nel 2005 ha speso oltre 35 milioni di sterline per rispondere alle richieste presentate dai cittadini in nome del Freedom of Information Act. Se un cittadino inglese vuole sapere quanto spende il Comune in cancelleria, quanto costa ripulire la città dai graffiti, o vuole leggere le email che i tecnici della Regione si mandano con l’account pubblico, non ha che da alzare la cornetta del telefono e chiedere. Può farlo perché è un giornalista, perché è un ricercatore, perché vuole scriverlo su un blog, o semplicemente perché vuole sapere come vengono spesi i suoi soldi. L’importante è che la richiesta sia sensata, trovare l’informazione non costi più di 450 sterline (600 per il parlamento), non violi la privacy di qualcuno, non crei problemi di sicurezza o non sia contraria all’interesse pubblico.

La risposta alle domande dietro a cui si perdono molti dei migliori giornalisti d’inchiesta italiani, in Inghilterra è un diritto dovuto a tutti i cittadini. Ed il Regno Unito non è un’eccezione. Il FOIA è legge in tutto il mondo anglosassone, e la gran parte dei Paesi occidentali ha normative simili. I costi della trasparenza sono imponenti, e negli Usa superano i 380 milioni di dollari.

Da una settimana circola in rete un appello per introdurre il Freedom of Information Act anche in Italia. Le leggi in vigore consentono l’accesso ai dati pubblici solo se si ha un interesse legale nell’ottenerli. Le maglie della normativa si sono allargate sino a rendere ammissibili le domande di associazioni ambientaliste, per tutela della salute, e di altri gruppi che possono rappresentare interessi legali a nome collettivo.

In questa fase in cui si sta tirando la cinghia introdurre altri capitoli di spesa può sembrare folle, ma il peso degli sprechi sul bilancio dello Stato italiano è incalcolabile. Nel rapporto presentato al Senato il 2 marzo 2009 dal Saet della Presidenza del consiglio si stima che, nel suo insieme, la corruzione ci costi 60 miliardi all’anno. La scarsa trasparenza avvelena anche l’informazione e la stessa capacità di controllo democratico da parte dei cittadini.
Più che una spesa, il Freedom of Information Act sarebbe un investimento. Certo, uno Stato che ci mette 180 giorni per pagare i suoi debiti con le imprese saprebbe opporre muraglie di gomma alle richieste di trasparenza. Ma vale la pena di buttare il cuore oltre l’ostacolo.

twitter@pfrediani

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