Seconda puntata del meraviglioso percorso che ricostruisce i più influenti cambiamenti tattici a partire dai primi anni del nuovo secolo. Questo articolo è apparso il 26 Marzo del 2010 su zonalmarking, ed è offerto in anteprima per voi in italiano. Buona lettura.
La decade partì con il più offensivo e aperto torneo del calcio moderno: Euro 2000. Le quattro semifinaliste giocavano tutte con un “classico numero10” posizionato nello spazio tra difesa e centrocampo. Francia, Italia, Portogallo, e Olanda avevano rispettivamente Zinedine Zidane,Francesco Totti, Manuel Rui Costa e Dennis Bergkamp. L’evidenza che giocare in questo modo fosse considerato essenziale, fu provato dalla prematura eliminazione di Inghilterra e Germania, squadre che non schieravano un trequartista.
Oggi i due ultimi “Fifa World Players of the Year”, Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, sono stati prima di tutto attaccanti esterni che tagliano al centro. Messi e Wayne Rooney sarebbero stati schierati sicuramente come trequartisti ( o, come si dice in spagnolo, enganches ) se avessero iniziato la loro carriera una decina d’anni prima. Invece, come tutti i giocatori che si sarebbero aspettati di spendere la propria carriera dietro le due punte, hanno dovuto ridefinire il loro gioco, generalmente partendo dalla fascia. Come è ovvio che sia, attaccanti esterni necessitano di ottime qualità di corsa, e da questo punto di vista i giocatori come Messi, Rooney, Andriy Arshavin o Frank Ribery non hanno alcun problema. In più Ronaldo, Rooney, Arshavin, Messi e Totti sono stati anche i cinque ad aver interpretato al meglio anche il ruolo di “falso centravanti”.
Ma cosa ne è stato dei calciatori che non avevano né le qualità di giocare come centravanti, né la falcata o i movimenti dell’ attacante esterno? Indagando sulla produzione argentina dei “Nuovi Maradona” se ne potrebbe trarre il percorso dei “Calciatori che non sono riusciti ad essere all’altezza delle loro potenzialità”: Juan Romàn Riquelme, Pablo Aimar, Andres D’Alessandro e Javier Saviola. Ciò non significa che questi giocatori non siano riusciti ad avere dei periodi di successo (Aimar e Saviola in particolare hanno avuto grandi annate rispettivamente nel Valencia e nel Barcellona ), ma è innegabile che nessuno di questi quattro abbia raggiunto ciò che ci si aspettava da loro.
Questo è probabilmente un problema di differenza tattica tra il Sud America e l’Europa. L’ “enganche” è ancora un ruolo fondamentale, anzi IL ruolo fondamentale, nella maggior parte delle squadre sudamericane, ma in Europa ci si è ormai quasi completamente allontanati dall’utilizzo del numero 10 dietro le punte. Non è sicuramente una coincidenza che tanti “Nuovi Maradona” siano arrivati dall’ Argentina e abbiano incontrato grossi problemi nel lasciare un segno duraturo in Europa. Infatti l’unico argentino che ha (già) raggiunto risultati superiori, Messi, è arrivato in Europa all’età di 13 anni e per questo è cresciuto con una chiara educazione calcistica “europea”.
Jonathan Wilson descrive Riquelme come “l’ultimo dei playmakers vecchio stampo”, mettendolo in contrapposizione con Luka Modric, un calciatore molto più dinamico, versatile e affidabile, rispetto al “primo dei Nuovi”. Wilson ha messo in evidenza che oggi avere un creatore di gioco “designato”, rende la squadra eccessivamente dipendente da quest’ultimo. I calciatori che ricoprono questo ruolo sono realmente considerati ( soprattutto in Argentina) artisti enigmatici che producono momenti di puro genio individuale, e tuttavia ci si aspetta che siano i calciatori più costanti della squadra. Questo forse era possibile quando si scontravano due 4-4-2, e lo scontro a centrocampo avveniva semplicemente tra “trequartista vs mediano di interdizione”. Con la crescita della popolarità del 4-3-3, il centro del centrocampo è diventato sempre più congestionato, e quindi, molto semplicemente, con l’inizio del nuovo secolo è diventato progressivamente impossibile per i calciatori giocare nel ruolo di Zidane, Rui Costa o Totti.
Quanti Numeri 10 vecchio stile giocano ancora nei maggiori club europei? Kaka è uno di questi certamente, anche se ha speso la sua carriera nel Milan che semplicemente gioca un tipo di calcio diverso dagli altri club europei. La loro tendenza a imbottire il centrocampo di centrocampisti di qualità, comportava che Kaka non fosse l’unico creativo in mezzo al campo, e che il Milan potesse giocare bene anche quando Kaka non era in giornata. Infatti, anche durante il suo apice di carriera, Kaka rimase un giocatore relativamente incostante ( sicuramente più di quanto non lo siano stati Ronaldo o Messi quando vinsero il Pallone d’oro). Inoltre dopo il suo trasferimento al Real, non ha avuto particolare lustro e fino ad ora ha trovato molte difficoltà.
Il suo compagno brasiliano Diego, della Juventus, è un altro calciatore dal talento meraviglioso, ma che difficilmente è riuscito a raggiungere il suo massimo da quando è in Italia; mentre Totti oggi gioca molto più da attaccante che da trequartista. Wesley Sneijder è cresciuto molto bene come numero 10 durante questa stagione, ma all’occorrenza può giocare allargandosi sulla fascia, un pò come era capace di fare Pavel Nedved. Altri elementi giocano come registi centrali avanzati ( Cesc Fabregas, Steven Gerrard e Frank Lampard) ma sono tutti giocatori più completi e dinamici rispetto ad un Riquelme.
Yoann Gourcouff è probabilmente il più vicino ad un campione europeo playmaker vecchio stile ma, con il dovuto rispetto per la Ligue 1, prima di essere considerato realmente un giocatore di classe mondiale dovrà dimostrare di saper eccellere anche in un campionato più impegnativo o in un grande torneo internazionale ( NDT. a dimostrazione della tesi dell’articolo, Gourcouff negli anni a seguire ha incontrato sempre maggiori difficoltà fino ad essere escluso dalla selezione francese per Euro 2012 ).
Finchè non ci sarà un ritorno del classico numero 10, ci lasciamo con la considerazione che nei prossimi anni non vedremo un nuovo Rui Costa o Dennis Berkamp. Molto più probabilmente sentiremo parlare di un Nuovo Cristiano Ronaldo o di un nuovo Wesley Sneijder.