Come può avvenire l’integrazione tra politiche urbane e culturali e scena artistica indipendente?
A Parigi, l’integrazione è avvenuta in concomitanza con l’elezione a sindaco di Bertrand Delanoé nel 2001 (poi rieletto nel 2008). Dopo 25 anni, il controllo del governo locale tornava a un Consiglio comunale socialista e il mutamento politico si è presto tradotto in nuovi orientamenti.
Agli artisti viene concesso l’utilizzo di spazi temporanei per il lavoro e l’esposizione, oltre all’opportunità di offrire attività culturali alle comunità dei quartieri. Così facendo, l’amministrazione cittadina si attribuisce il merito dell’emergere di nuove scene culturali e creatività locali, le quali rappresentano potenziali fattori di messa in moto di dinamiche di riqualificazione urbana. Per le aree interessate, la presenza di artisti in spazi in disuso rappresenta un valore simbolico, ma anche economico, in un’ottica di rivitalizzazione (e rivalutazione) che passa anche attraverso le attività culturali.
È una strategia non priva di opportunismo, tuttavia per gli artisti rappresenta un riconoscimento del proprio ruolo sociale, oltre che una concreta opportunità.
Il caso del quartiere La Chapelle–Stalingrad illustra bene come la dinamicità della scena artistica indipendente possa rappresentare uno strumento di pianificazione e come gli artistici indipendenti possano essere vettori simbolici del passaggio dal degrado all’allure bohème. La Chapelle–Stalingrad è un’area trascurata per lungo tempo dalle autorità locali, a partire dal 2001 diversi tipi di intervento urbano si concentrano qui. Alcuni di questi integrano e sono stimolati dalla partecipazione di collettivi della scena indipendente. Diversi spazi in disuso vengono destinati ad attività culturali ed artistiche. La maggior parte delle performance artistiche durante la prima Nuit blanche (idea poi esportata in tutto il mondo) si tengono qui, così come altri eventi simbolo del cambiamento di orientamento culturale e politico di Parigi. Eventi che sono stati anche strumento di marketing locale e “city branding” rivolti alla cittadinanza, per comunicare quanto le autorità locali facciano per la comunità, ma anche utilizzati come strategia turistica e per attrarre nuovi residenti e investimenti.
Concedere l’utilizzo temporaneo a comunità di artisti è anche un vantaggio per i proprietari degli immobili che in questo modo evitano la fatiscenza degli spazi e il rischio di occupazioni illegali. L’azienda delle ferrovie francesi, SNCF, proprietaria di molte delle aree in disuso del quartiere di La Chapelle–Stalingrad, per esempio, ha messo in atto una strategia interessante (non meno opportunistica) per affrontare il problema. Nel momento in cui un edificio è vuoto e nemmeno oggetto di piani di recupero specifici, l’azienda autorizza associazioni no-profit e collettivi artistici ad occuparli. Ciò con grande vantaggio del quartiere, in quanto fruitore di servizi sociali ed attività culturali.
In linea con le politiche culturali cittadine, il Comune parigino ha steso nel 2006 la prima convenzione di occupazione, un contratto fiduciario per l’occupazione temporanea ma legale di un immobile da parte di una comunità di artisti. Dal 2006 ad oggi, altri 17 collettivi hanno sottoscritto lo stesso tipo di contratto di occupazione. La convenzione stabilisce che il Comune possa visionare l’attività degli occupanti, i quali si impegnano a curare la manutenzione dell’immobile e a svolgere attività artistiche, senza fini di lucro. Ogni situazione viene vagliata nella sua specificità. Se valutata positivamente, l’occupazione viene concessa per un periodo di tempo dietro il pagamento di un affitto di locazione per lo più simbolico.