Sugata Mitra è Professore di Tecnologia della Didattica e Direttore di Ricerca presso la School of Education, Communication and Language Sciences, all’Università di Newcastle, nel Regno Unito. Da diversi anni sta portando avanti una serie di esperimenti per mettere a punto un programma di azioni ed interventi mirati sul tema delle nuove tecnologie e delle nuove modalità di apprendimento, per favorire un radicale cambiamento nelle metodologie dell’insegnamento.
L’istituzione scolastica, rimasta immutata per secoli, sembra essere entrata in una fase tormentata, sotto i colpi battenti delle trasformazioni, sia di tipo scientifico, grazie alla psicologia genetica, alle scienze cognitive e alle neuroscienze, che hanno mutato il binomio insegnamento-apprendimento; sia di tipo tecnologico, con l’avvento di nuove tecnologie dell’informazione e l’arrivo di allievi cresciuti in un mondo modellato da queste tecnologie, i cosiddetti Digital Natives.
Le prossime riforme scolastiche non potranno non includere nei progetti di cambiamento della scuola le trasformazioni generate dalle nuove tecnologie e le ripercussioni su pratiche sociali, culturali e comportamentali non sono affatto prevedibili. I nuovi media si sono diffusi rapidamente, invadendo spazi pubblici e privati, generando timori, perplessità ed interrogativi. Possono, dunque, essere un pericolo o una risorsa da sfruttare appieno per la formazione degli adulti di domani che si troveranno a competere su uno scenario internazionale popolato da nuovi attori economici emergenti?
Sugata Mitra sostiene l’istruzione scolastica alternativa, basata su un modello di apprendimento autogovernato. La relazione si fonda sulle seguenti premesse:
1) la qualità dell’istruzione primaria tradizionale diminuisce con l’aumentare della “perifericità” geografica;
2) occorre creare e fornire tecnologie per l’istruzione, in primis nelle aree periferiche;
3) i valori sono acquisiti, i dogmi imposti;
4) l’apprendimento si auto-organizza;
Queste premesse sono il frutto dei suoi molteplici esperimenti all’interno del programma “Hole in the Wall” (HIW), ossia “buco nel muro”: lo scienziato, dopo aver inserito un computer in una parete, dai più remoti villaggi indiani alle scuole inglesi, ha dimostrato che, in assenza di una supervisione o di un insegnamento formale, i bambini insegnano a se stessi e agli altri, motivati dalla curiosità. Dando l’’accesso al Web in autogestione, il Professor Mitra ha mostrato quanto la memoria fotografica sia fondamentale per i bambini e si è fatto, perciò, promotore di un’Educazione minimamente invasiva (MIE). I suoi esperimenti confermano che dei gruppi di bambini , indipendentemente da chi siano e dove si trovino, sanno usare il computer e Internet in spazi aperti, come parchi e strade, anche senza conoscere l’inglese, evidenziando l’inutilità di addestramento formale per l’uso del pc.
Il Professore sta lavorando anche al progetto Sole and Some, conosciuto anche sotto il nome di Granny Cloud : un nutrito gruppo di nonne inglesi ha accettato volontariamente di offrire un’ora del proprio tempo, una volta a settimana, per supplire alla carenza di insegnanti nelle scuole indiane tramite videoconferenze su skype, durante le quali raccontano storie, cantano, conversano e stimolano idee e nuovi modi di guardare le cose vecchie, attraverso il meccanismo del coaching/feedback.
Nel maggio del 2010, il Professor Mitra ha eseguito un esperimento in una classe di bambini di dieci anni a Torino: lasciati soli con lui, senza insegnanti, la prima difficoltà emersa è stata la comunicazione, così lo scienziato ha scritto una prima domanda in inglese, chiedendo il motivo dell’estinzione dei dinosauri e gli alunni, dopo un momento di perplessità, dovuta all’incapacità di comprendere l’inglese, hanno subito fatto ricorso al motore di ricerca dei computer messi a loro disposizione e, dopo appena quindici minuti, sono stati in grado di rispondere alla domanda. Successivamente, il Professor Mitra ha scritto alla lavagna, sempre in inglese, un altro quesito a cui gli alunni hanno risposto in dieci minuti. Stupefatto, durante una conferenza TED, lo scienziato ha affermato che, dopo altri trenta minuti, i bambini sarebbero stati in grado di arrivare ad avere notizie sulla Teoria della Relatività. Cos’è accaduto? Ci si è imbattuti in un sistema auto-organizzante che prevede che appaia una struttura, senza esplicito intervento esterno, e questi sistemi esibiscono proprietà emergenti al punto da iniziare a fare cose per cui non erano stati ideati.
La metodologia di Sugata Mitra pone il soggetto che apprende al centro del processo formativo, dando spazio al learning centered quando, fino a poco tempo fa, esso si basava sul teaching centered: l’educazione è un sistema auto-organizzato in cui l’apprendimento è un fenomeno emergente.
E la scuola italiana educa all’inclusione digitale? Poco, dice l’Istat: tra i 6 e i 17 anni, solo il 40% dei ragazzi usa il computer tra i banchi e così la nostra penisola, con i suoi sistemi di istruzione e formazione, non riesce a rispondere adeguatamente alla sfida della mondializzazione e a preparare generazioni capaci di affrontare le questioni “imposte” dalla competizione mondiale. Il Belpaese risulta la nazione europea con il più alto numero di cellulari, ma la meno fornita di computer a casa e la scuola appare del tutto latitante: non è con un computer per classe o un laboratorio informatico che si effettua l’acquisizione di conoscenze informatiche. La scuola, quindi, risulta inabile ad alfabetizzare i ragazzi che non hanno avuto opportunità in famiglia o con gli amici e la maggior parte degli insegnanti è impreparata: l’uso di strumenti digitali in aula, per l’insegnamento e per la preparazione delle lezioni, è opera di una minoranza di insegnanti competenti, che ci mettono del loro, non il frutto di una strategia politica volta a generalizzare l’adozione delle nuove tecnologie a nostra disposizione.
I tentativi empirici del Professor Mitra stanno dando ottimi risultati e rientrano perfettamente nella massima montessoriana “Insegnami a fare da solo” ma il nostro Paese, è noto, ha da sempre un atteggiamento ostile verso l’innovazione e nei confronti di ogni forma di approccio rivoluzionario, soprattutto nell’ambito dell’apprendimento.
“L’intento primario di tutta l’educazione è, o dovrebbe essere, la strutturazione del carattere dei ragazzi” (Mahatma Gandhi)
7 Giugno 2012