L’impeachment-golpe morbido contro Fernando Lugo è una soddisfazione che il Vaticano aspettava da tempo e non ha fatto nulla per nasconderla, risultando il primo degli unici tre stati al mondo (gli altri sono Spagna e Germania) a riconoscere il nuovo governo del paese sudamericano e caldeggiando da subito con i vescovi del paese l’uscita di scena del presidente.
E così Fernando Lugo, l’ex vescovo dei poveri di S. Pedro, diventato il presidente dei campesinos che aveva conosciuto nella sua missione per il paese non è più un problema imbarazzante per la Chiesa Cattolica. Lugo, dopo la carriera ecclesiastica già scomodo per la sua vicinanza alla Teologia della Liberazione, nel 2006, dopo essersi dimesso da ordinario della Chiesa Cattolica, chiese la dimissione dallo stato clericale ottenendo inizialmente la «sospensione a divinis» ovvero il divieto di esercitare i sacramenti e poi la dispensa da Benedetto XVI nel luglio del 2008.
Poi sopraggiunse la scoperta di tre figli avuti dal presidente del Paraguay, di cui due già riconosciuti (uno addirittura di 10 anni, quando ancora era un primate della Chiesa) ed i mancati finanziamenti ai progetti sociali della Chiesa ed il deterioramento dei rapporti con il Vaticano arrivò all’apice. E’ emblematico che lo scorso maggio la Conferenza Episcopale Paraguyana per bocca di Mons. Valenzuela abbia inviato al Papa un messaggio sulla corruzione imperante e sulle gravi difficoltà nel paese, mascherate dalle belle dichiarazioni del presidente Lugo, una delle tante ingerenze della Chiesa in Paraguay.
Solo qualche settimana fa il nunzio vaticano Eliseo Antonio Ariotti, vicino al Card. Sodano (che l’America Latina la conosce molto bene) smentì di aver discusso animatamente con Fernando Lugo, ma in realtà lamentò le mancata realizzazione della redistribuzione della ricchezza e della riforma agraria, tutte cose fortemente osteggiate dall’opposizione e dagli alleati liberali al governo e mostrò grande preoccupazione per l’emergere di rivolte contro le due camere dello Stato (le stesse che hanno sfiduciato Lugo), affermando che secondo la comunità internazionale le istituzioni statali «necessitano di una purificazione». Subito dopo partì l’impeachment ed i vescovi del paese chiesero a Lugo di farsi da parte. E c’è chi dice che l’ambasciatore della S. Sede fosse informato dell’opinione vaticana sull’incapacità di controllo del presidente.
Dopo una settimana altre parole sono uscite dalla bocca del nunzio dopo l’incontro con il neopresidente Federico Franco. «Mi rallegro che il popolo e tutte le autorità abbiano pensato al bene del paese che è quello di andare avanti offrendo il meglio di cui ha bisogno il paese, che necessita di di forza nel perseguire la pace», ha detto Mons. Ariotti leggendo in una messa inaugurale ad Asuncion il comunicato vaticano del Segretario di Stato Tarcisio Bertone con le parole di cordoglio per i 17 morti negli scontri e la fiducia per un futuro di pace e concordia nel paese. La purificazione è avvenuta.