Note rubate all’agricoltura“Io Tarzan, tu Jane”: gli europei visti dagli occhi di una donna.

La febbre da europei inizia a farsi sentire: la si coglie per le strade, nei negozi ma soprattutto nelle varie pubblicità virali che pongono su bevande, abbigliamento e qualsiasi cosa è possibile v...

La febbre da europei inizia a farsi sentire: la si coglie per le strade, nei negozi ma soprattutto nelle varie pubblicità virali che pongono su bevande, abbigliamento e qualsiasi cosa è possibile vendere, il bel marchio di un pallone che riscuote indubbio successo.
Basta un solo caffè al bar e poof! Tutti gli scandali, i problemi e gli indubbi principi morali vanno a farsi friggere a favore del campanilismo calcistico che da sempre anima il nostro bel paese.

Lungi da me scendere in considerazioni politiche ed economiche, mi preme per un attimo rivolgermi al genere femminile, con il quale empatizzo la tragedia da “dannazione non ho scampo”. Diciamolo chiaramente, alla maggior parte delle donne piace il calcio come ai mignoli dei vostri piedi piace collidere su stipiti appuntiti.

Neanche l’uomo aitante, sudaticcio con il polpaccio volitivo, riesce più ad attirare la nostra attenzione (qualora ci fosse mai riuscito). La rassegnazione raggiunge punte altissime quando comprendiamo che non possiamo esimerci dal partecipare alla carovana europea e dobbiamo beccarci i primi piani ieratici di calciatori, intenti a calciare un rigore, più simili a scimmie antropomorfe che pensatori stoici in discussione al peripato.

Eppure ci tentiamo, partecipiamo e non capendo una beneamata cippa, come replicanti, facciamo eco ai vari “ma no”, “passa bastardo” o ci tuffiamo in considerazioni sul fatto che i cari azzurri era meglio convocarli al reparto geriatria piuttosto che in nazionale. Anni di rassegnazione e falso interesse ci hanno portate ad imparare cosa fosse un fuorigioco, un fallo o una punizione, perché si sa, se non puoi sconfiggere il nemico fattelo amico!

Il dato peggiore è che il calcio riporta in auge la dicotomia uomo – donna che si traduce in “ io Tarzan tu Jane”.
Il vostro compito sarà pertanto rendere la casa a misura di hooligan: spostate vasi, posizionate il televisore in una zona di sicurezza precedentemente individuata, fate scomparire oggetti contundenti perché per quanto vi premurerete in profuse richieste atte a garantire la salvaguardia della casa, sapete in cuor vostro che la distruzione incombe e che la birra versata sui pavimenti sarebbe capace di rendere il vostro animale domestico positivo all’alcool test.

Ovviamente non tutto finisce nel calderone del profondo astio. Qualche momento si salva e anche noi siamo sensibili ai primi minuti in cui i calciatori biascicano parole a caso, risuona l’inno nazionale e tutto ci riporta ad una grande cerimonia che tiene il fiato sospeso in attesa del “la” decretato dal calcio di inizio.
Allora prendiamo un respiro e partecipiamo inconsapevoli a quella presa del potere che Gaber sintetizzava con “e l’Italia giocava alle carte e parlava di calcio nei bar e l’Italia rideva e cantava”.

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