“Reciproche visioni“, è questo il titolo di una ricca rassegna cinematografica curata dal Goethe-Institut Italien, Istituto Culturale della Repubblica Federale di Germania in Italia. Mediatore e fautore del dialogo italo-tedesco, l’istituto è un organo indispensabile per lo scambio culturale tra Germania e Italia nel campo della letteratura e di tutte le forme artistiche, in ambito filosofico, delle scienze sociali e della storiografia. E’ quasi impossibile trovare un’iniziativa che ha per oggetto un qualunque aspetto della vita tedesca in Italia, senza che fra i suoi promotori appaia uno dei Goethe-Institut che, negli anni, continua a suscitare e mantenere vivo l’interesse per la Germania.
La rassegna si compone di film italiani e tedeschi realizzati dalla fine degli anni Cinquanta ai giorni nostri, alcuni dei quali portano la firma di importanti registi, quali Vittorio De Sica, Helmet Käutner e Fatih Akin. Attraverso questa accurata scelta cinematografica si può osservare l’evoluzione delle relazioni italo-tedesche durante il ‘900 e riflettere sul loro attuale andamento.
Il successo registrato nella sede del Goethe Institut di Roma ha invogliato la proiezione presso molte associazioni e istituti culturali italo-tedeschi presenti in Italia.
Il secondo conflitto mondiale, il mito del viaggio in Italia nell’età del turismo di massa, l’emigrazione italiana in Germania nel dopoguerra: questi alcuni dei temi centrali affrontati nei film che, inevitabilmente caratterizzano una relazione in cui la rappresentazione dell’altro Paese è spesso legata alla costruzione della propria immagine e identità.
Collaborando con uno di questi istituti, ho avuto il piacere di seguire l’intera programmazione e di approfondire per lavoro qualche film. Molti di questi, spesso usano l’ironia per far emergere realtà sociali, come quella, ad esempio, degli emigrati italiani del sud.
Il tema dell’emigrazione è quello al quale sono certamente più sensibile. Sono calabrese e anche io sono emigrata in Germania. Molti miei compaesani negli anni ’60 si sono trasferiti in Germania in cerca di lavoro e di riscatto. Vedere rappresentate le loro storie, le loro difficoltà d’integrazione mi fa stringere sempre un po’ il cuore perché, anche se la mia emigrazione ha avuto colori decisamente diversi, conosco anche io quella sensazione malinconica e quel desiderio di tornare a casa e vedere il mare.
L’emigrazione dell’Italiano in Germania è cambiata nel corso dei decenni. Due generazioni fa gli Italiani venivano impiegati nei settori dell’industria pesante come forza lavoro operaia; quella successiva ha avuto, invece,un forte spirito imprenditoriale e un profondo legame culinario con le proprie origini ed è riuscita ad integrarsi aprendo ristoranti, pizzerie e negozi di generi alimentari.
Oggi si assiste a una nuova ondata migratoria verso questo Paese che pare riesca a schivare la crisi che investe tutta l’Europa.In questo periodo sono soprattutto medici e architetti a decidere di trasferirsi in Germania in cerca di un posto di lavoro stabile, gratificante e meritocratico. Ma la Germania sarà per loro davvero il paese dei balocchi?