Storie digitaliItalian Rainforest, foresta pluviale di startup

"Cerchiamo giovani startupper italiani a Berlino, per condividere l'affitto, abbiamo già l'ufficio tutto nostro!". Lo scrive Paolo sul gruppo di discussione Italian Startup Scene. Paolo come tanti ...

“Cerchiamo giovani startupper italiani a Berlino, per condividere l’affitto, abbiamo già l’ufficio tutto nostro!”.

Lo scrive Paolo sul gruppo di discussione Italian Startup Scene. Paolo come tanti altri italiani a Berlino, sta costruendo l’ecosistema dell’innovazione nel digitale in Germania e non in Italia. Berlino, Londra, Helsinki stanno diventando le capitali delle start up in Europa. Basta pensare che i due fondatori svedesi di Sound Cloud hanno trasferito la sede della loro impresa a Berlino già da un po’, prima di essere passati per Londra. Di annunci di startupper in Italia però non ne mancano, uno è questo: “4 startupper creativi cercano un’altra mente folle per avviare la loro startup nel mondo del social recruiting al fine di sentirsi parte pulsante di essa…Requisiti richiesti? Tag: Web designer, creativo, Roma, pirata, simpatico, ambizioso, max 28 anni”.

E’ stata lanciata online StartupPeoplela mappa delle startup italiane, a cura di Indigeni digitali, con Intervistato.com e La Nuvola del Lavoro (corriere.it), a cui tutti possono iscriversi, in chiave open source e open data. Un metodo interattivo, per dimostrare visivamente e tracciare l’evoluzione sui “laboratori di idee” d’impresa, che sono attivi in tutta Italia. La mappa è un modo per connettere tutte le start up italiane.

“Questi giovani startupper se connessi assieme in una rete, che trova l’oasi giusta, possono sperimentare e creare un modello di Silicon Valley a misura d’Italia”, spiega Gianluca Dettori che ancora prima di MySpace, dieci anni fa, aveva inventato la piattaforma italiana Vitaminic per la condivisione di musica online. I giovani come una risorsa, per colmare il digital divide italiano e creare occupazione, con nuove idee e nuove startup:” Milano potrebbe benissimo attrarre le giovani start up, come altre città italiane (penso a Napoli come alla Calabria, il Veneto) e fare concorrenza a Berlino ma devono spuntare Campus di creativi, strutture adeguate agevolate dal Comune per potere sviluppare progetti in tempi competitivi e per attrarre capitali di Venture. Altrimenti – aggiunge Dettori – rischiamo che questi giovani continuino ad andare in Usa, Cina, Germania, Cile… Penso alla Finlandia, solo per fare un esempio, in cui gli startupper vengono pagati subito, hanno incontri fissati con gli investitori, sono molto seguiti e incentivati perché sono una risorsa inestimabile per il futuro del paese”.

Nelle prime e seconde zone industriali abbandonate – per dirne una, quella di Venezia a Porto Marghera – potrebbero esserci loft per start up con affitti a prezzi agevolati per i giovani, uffici in coworking e interi capannoni dedicati ai creativi, alle idee e al recupero. In parte esistono queste realtà, bisognerebbe connetterle: “Sono un piccolo pezzetto, una piccola parte di una possibile foresta pluviale di startupper collegati tra di loro – spiega Gianluca Dettori – che collaborano a progetti e inventano soluzioni alternative e utili. Una Rainforest interconessa”.

Il paragone con la foresta pluviale non è soltanto teoria perché per applicare (e reinventare) su altra scala il modello della Silicon Valley, ci sono le istruzioni per l’uso raccolte in un libro: “Rainforest: the secret to building the next Silicon Valley” firmato da Greg Horowitt e Victor Hwang. “Horowitt e Hwang forniscono un distillato di storia della loro professione come consulenti per organizzazioni e governi, per lo sviluppo e l’implementazione di progetti di innovazione di sistema. Nel libro gli autori usano la metafora della Rainforest per descrivere la loro teoria e tradurla in pratica per l’ecosistema dell’innovazione – spiega Dettori – Per creare la prossima Silicon Valley non c’è una ricetta unica ma ci sono delle preziose istruzioni. Si comincia dalla mappatura delle startup e dall’applicazione di un business canvas (quadro di riferimento). C’è un vastissimo potenziale di giovani che vuole costituire società per fare innovazione digitale in Italia, ma manca loro un terreno fertile. Basta pensare che la Francia, investendo nell’innovazione digitale, ha aumentato di due punti percentuali il Pil. In Italia non è che mancano le le risorse pubbliche, sono in previsione progetti come DigitItalia, l’importante è la velocità di realizzazione e come verranno poi utilizzate queste risorse, nella loro applicazione”.

Per capire e approfondire questo tema c’è un appuntamento, organizzato da Working Capital, rilevante già dal punto di vista della personalità che sarà presente in Italia. Greg Horowitt interverrà a Roma (14-15 giugno) per parlare proprio di come applicare il modello della Rainforest delle startup. Per seguire già il dibattito in rete c’è l’hashtag #ItalianRainforest. La prima cosa da esportare è lo spirito d’impresa della Silicon Valley. Per dirla con l’imprenditore più noto negli Usa, Steve Blank, che insegna innovazione d’impresa: “Servono finanziamenti altrimenti saremmo tutti probabilmente ancora nel garage dei genitori. Centri di innovazione richiedono investitori, per finanziare persone intelligenti che lavorano su cose interessanti. Per dare la possibilità a un gruppo di persone di mettersi a lavorare sulla propria idea”.

m.g

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