L’accordo salva-euro è già partito nel peggiore dei mondi. Nonostante i proclami, dal Consiglio europeo è emerso poco. Non devono illudere i guadagni sul mercato azionario. Nel mondo dei bond governativi, dopo due ore di rally tutto è tornato sulle stesse quote di ieri. Il tasso d’interesse del titolo di Stato decennale italiano è tornato sopra il 6% mentre quello spagnolo a ridosso del 7 per cento. Troppo deboli i passi fatti dai leader europei, troppa elevata l’incertezza in merito alle poche novità uscite dal vertice.
Il presidente del Consiglio Mario Monti puntava tutto sullo scudo anti-spread. E se è vero che questo strumento è stato lungamente discusso, ci sono dei problemi procedurali che non devono essere sottovalutati. Per accedere alle risorse di European financial stability facility (Efsf) ed European stability mechanism (Esm) ci saranno delle condizioni, come previsto dalle Guidelines dell’Efsf sugli interventi nel mercato obbligazionario primario e secondario. Queste saranno controllate da Banca centrale europea e Commissione europea, mentre non è ancora chiaro il ruolo del Fondo monetario internazionale. Come ha spiegato il cancelliere tedesco Angela Merkel, è possibile che intervenga la troika, ovvero proprio Bce, Commissione Ue e Fmi. Non solo. Lo statement del Consiglio europeo spiega che i fondi erogati dallo Esm non avranno uno status senior, che avrebbe posto delle concrete problematiche legali in caso di erogazione diretta verso gli istituti di credito. Anche in questo caso, dalla cancelleria della Merkel hanno spiegato che la seniority non si applicherà esclusivamente agli aiuti verso la Spagna. Per tutte le altre fattispecie, oltre alla seniority, ci dovrà essere l’unanimità del Consiglio europeo, oltre che del Parlamento tedesco. La stessa condizione, attualmente, è posta anche sull’intervento dei due fondi sul mercato obbligazionario secondario. E l’unanimità, per ora, non c’è: Finlandia e Olanda hanno nella notte hanno espresso il loro disappunto.
Sul fronte della crescita economica, oltre alla reiterazione della nascita di un Growth Pact da 120 miliardi di euro, non ci sono dettagli. Eppure, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy non ha specificato quando saranno dati i conferimenti. Ancora più spinosa la questione dell’aumento di capitale della Banca europea per gli investimenti (Bei), per il quale è richiesta l’unanimità, Regno Unito compreso.
Più importante è invece la rottura del vincolo fra banche e Stati, almeno nella teoria dello statement del Consiglio europeo. Con l’eventuale accesso diretto ai fondi dello Esm, l’abbraccio mortale potrebbe venire meno. Ben più importante è la supervisione bancaria data in mano alla Bce, che fungerà da organo di controllo comunitario. Una sorta di proto-unione bancaria.
La discussione è quindi rimandata all’Eurogruppo di inizio luglio. In quel vertice saranno discussi i ruoli di Efsf ed Esm, ma soprattutto quello della troika, con l’eventuale uso del Fmi come sostegno alla revisione dei conti pubblici dei Paesi che richiederanno il sostegno sul mercato obbligazionario. E anche in questo caso, potrebbero esserci sorprese. Considerato che l’Efsf ha una dotazione ridotta rispetto al suo valore iniziale, il suo utilizzo non potrà che essere limitato. Dai 440 miliardi di euro iniziali vanno infatti tolti i circa 200 miliardi già erogati per Grecia, Irlanda e Portogallo, più parte dei 100 che sono da destinare alla Spagna. Troppo pochi per sostenere sul mercati obbligazionari sia Spagna sia Italia da qui fino alla fine dell’anno, quando saranno ultimati i conferimenti allo European stability mechanism.
La lotta italiana è stata serrata, come hanno spiegato i diversi sherpa del governo presenti al Consiglio europeo. Ma l’impressione, guardando con freddezza all’accordo, è che il Mario vincente di ieri sia stato Balotelli, non Monti.
— UPDATE: Il cancelliere tedesco Angela Merkel, intorno alle 14:00, ha spiegato che il Fmi non farà parte del comitato di revisione delle richieste di aiuti tramite Efsf/Esm. Non è quindi da considersi troika, ma, come ha ribadito il presidente della Bce, Mario Draghi, rimangono le «stringenti condizioni» per l’accesso ai fondi europei.