Stavo girovagando per la rete ed ero tutta occupata ad indignarmi per la leggenda del ragù buttato nelle tendopoli dei terremotati. La mia stizza non era verso il presunto/a immigrato/a che avrebbe fatto la scenata: anche fosse vero (ma non ci sono conferme che lo sia) stupido/a lui/lei, punto. La cosa che mi fa impazzire è il razzismo sempre e comunque imperante, per cui una vicenda singola bolla un intero popolo mentre quando le stesse cose le facciamo noi si tratta sempre di uno, massimo due, pazzi isolati (da Erica e Omar in poi ci vorrebbe l’elenco del telefono per fare una lista esaustiva).
Ero così arrabbiata che ho cambiato lingua e giornali e ho scoperto che non solo la mamma degli ignoranti è sempre incinta, ma sforna marmocchi di tutte le razze. La televisione pubblica egiziana ha trasmesso uno spot che invita i giovani egiziani a diffidare degli stranieri, che li avvicinerebbero per carpire informazioni vitali che potrebbero mettere in pericolo la sicurezza nazionale del loro Paese. Informazioni come «c’è una crisi nei trasporti, i prezzi sono alle stelle» o «li ho sentiti nel metro che complottavano contro l’esercito»: informazioni che lo straniero si affretterebbe a divulgare in rete con il suo smartphone.
Ancora peggio dello spot è la spiegazione fornita dal capo delle reti pubbliche egiziane: «Lo spot mira a sensibilizzare una popolazione che ha un tasso di analfabestismo del 50%, per evitare che un semplice cittadino dia informazioni sul Paese a qualcuno che non conosce». Quindi in Egitto un semplice cittadino analfabeta è a conoscenza dei segreti di Stato. Non fa una grinza.
La buona notizia è che li egiziani sono più furbi dei loro dirigenti, c’è stata una sollevazione popolare e lo spot è stato sospeso. Il pericolo che potesse far fuggire i turisti ha scatenato la collera degli utenti dei social network, che hanno definito il video «xenofobo» e «ridicolo».
Anche per la nostra economia gli stranieri sono essenziali. Ma finché sono lavoratori, e non turisti, possiamo permetterci di fare le adunate a Pontida e lasciarli morire sotto il crollo di un capannone.