Al termine della visita al Centro per l’Impiego di Torino, dove ha trovato ad accoglierla un nutrito gruppo di disoccupati che la contestavano, il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha ribadito ai giornalisti la propria, curiosa, concezione di uguaglianza: «Tenuto conto delle specificità del pubblico impiego auspico parità di trattamento tra i lavoratori del settore privato e quelli del settore pubblico».
Dunque, Elsa Fornero auspica per i lavoratori del pubblico impiego, la totale precarizzazione del proprio lavoro così come avvenuto per quelli del settore privato, che una volta terminato l’iter parlamentare della “riforma” potranno gustare l’amaro nettare di una riorganizzazione del mondo del lavoro, frutto di una concezione di chiaro stampo classista oltre che iper-liberista dove sostanzialmente viene abolito l’articolo 18, introducendo la possibilità di licenziamento per motivi economici.
Auspica il licenziamento facile Elsa Fornero, nonostante sappia che si tratti di due mondi completamente diversi, dove vi sono differenti dinamiche. Senza tener tra l’altro in considerazione che i lavoratori del pubblico impiego sono assunti tramite concorso. Da parte di un esponente di governo che ha già contro-riformato in maniera iniqua il sistema pensionistico al solo fine di fare cassa sulla pelle dei lavoratori e creato un immane problema con i tristemente noti esodati, sarebbe stato lecito attendersi auspici di tutt’altro segno.
Alla curiosa idea di uguaglianza, non tanto curiosa poi se la si guarda dal punto di vista padronale, dal furore tutto ideologico che anima il governo dei tecnici e dei banchieri, hanno fatto seguito le immediate proteste dei sindacati confederali, con la Cgil in testa. Quello stesso sindacato che ancora cincischia sull’eventualità di proclamare uno sciopero generale reclamato dalla base, ma che manderebbe in fibrillazione il Partito Democratico fiero sostenitore dell’austerità (di destra come spiega l’economista Brancaccio) alamanno-montiana. Un partito ormai perso nella sua sbornia social-liberista, tanto da risultare maggiormente assimilabile a partiti liberal-democratici piuttosto che ai classici partiti socialdemocratici. Nella figura del mite Hollande se confrontata con Bersani, sembra stagliarsi quella di Lenin. Un’iperbole che rende bene l’idea.
Parole nette di condanna, invece, arrivano dalla sinistra con Paolo Ferrero segretario di Rifondazione Comunista: «La scena di un governo, sostenuto dal PD, che si divide tra chi l’articolo 18 lo vuole togliere a tutti e chi lo vuole togliere solo ad una parte dei lavoratori, ancora non si era vista. L’unica idea di eguaglianza che la Fornero è in grado di concepire è quella di togliere i diritti a tutti. È l’universalismo della miseria che tanto piace ai professori e contro cui non si capisce cosa aspetti la Cgil a dichiarare sciopero generale».