“Il calcio è un’attività che consente a molte famiglie di vivere per i tanti stipendi che genera”. Mai frase fu più azzeccata da Barbara Berlusconi che, con queste parole, ha replicato alla proposta di Mario Monti in ambito calcioscommesse. Classe 1984 e una laurea in Filosofia al San Raffaele, la giovane Berlusconi si muove da dirigente, forte della poltrona nel consiglio di amministrazione dell’A.c. Milan dove è pure responsabile della sezione “Grandi Progetti”.
Per molti resterà la figlia del capo e la fidanzata di Pato, ma in Via Turati la manager svolge un ruolo chiave in un momento delicatissimo per gli interessi di famiglia, che hanno bisogno di essere salvaguardati anche nel mondo del pallone. Pazienza se Adriano Galliani, stando agli spifferi, sia sempre più a disagio dentro ad una stanza dei bottoni che fino a poco tempo fa lo vedeva dominus incontrastato e autorevole decisore col placet di Silvio.
Oggi l’amministratore delegato assiste, chissà con quale stato d’animo, all’azione sempre più invasiva della Berlusconi junior. Azione spesso borderline rispetto al ruolo ufficiale: esempio ne è la lettera che Barbara ha scritto ai 120 dipendenti del Milan, chiedendo a ciascuno un incontro “per conoscerla di persona, per sapere cosa ha fatto e cosa fa adesso anche in riferimento al budget, soprattutto per uno scambio di idee sul futuro”.
La volontà sembrerebbe quella di accelerare il percorso di razionalizzazione di un club che ogni anno riceve da Fininvest almeno 60 milioni di euro per sistemare i conti. Ecco allora la necessità di tagliare organico e stipendi (calciatori in primis), magari puntando sul ritornello della “grande famiglia” che deve lottare in un momento di crisi.
E in questo scenario Barbara Berlusconi va ritagliandosi uno spazio sempre più ampio. Oltre ad aver portato in c.d.a. un suo uomo (Antonio Marchesi) deputato al controllo dei conti, la figlia dell’ex premier ha arruolato pure Massimo Zennaro con il compito di curare la sua immagine. Il pr altro non è che il portavoce dell’ex ministro Gelmini, dimessosi dopo la gaffe del tunnel dei neutrini.
In via Turati la porta girevole della politica era già stata usata a gennaio da Isabella Votino, entrata nel Milan con l’incarico di responsabile delle relazioni istituzionali, ma con un recente passato al Viminale dov’era portavoce del ministro leghista Roberto Maroni. Oggi c’è da chiedersi di che partito sarà il Milan di domani: se ancora terra dell’ancien regime Galliani o traguardo di rottamatori in stile Barbara.