Tempi duri per Matteo Renzi. Lusi che lo tira in ballo nello scandalo della Margherita: Renzi smentisce, Lusi querela Renzi, mentre Renzi aveva già querelato Bechis, vicedirettore di Libero, per un articolo in cui si dimostrerebbe che quei soldi, li avrebbe ricevuti davvero.
Nel mezzo, la pubblicazione a sua discolpa della lista (pur sempre parziale) dei finanziatori della campagna elettorale del 2009, oltre all’immancabile stoccata ai piani alti del suo partito, e al guanto di sfida mandato a Bersani.
Infine, sul fronte interno, le dimissioni del suo assessore al bilancio Claudio Fantoni (è già il quinto a dimettersi) “dovute esclusivamente – scrive Fantoni – a motivi di carattere politico e amministrativo”. “Ho sempre pensato – bombarda l’ex assessore – che chi è a governare Firenze sia al servizio della città e non che la città, Firenze, sia a servizio e uno strumento utile al perseguimento di ambizioni personali”.
Al suo posto, vista la moda nazionale, nominato il professor Alessandro Petretto (ma torna ad avere un volto anche l’assessorato alla cultura, da gennaio in delega al sindaco: si tratta del professor Sergio Givone).
Per fortuna che in mezzo a questa giungla, il nostro Matteo si concede anche qualche momento di puro idillio personale e politico. Sto parlando del duplice incontro con l’ex primo ministro inglese Tony Blair, il grande maestro e sempre più fonte di ispirazione per il sindaco fiorentino.
I due si sono incontrati la sera del 31 maggio in occasione del meeting organizzato dalla banca d’affari JP Morgan nel capoluogo toscano (c’era anche il Ministro Passera), ma non paghi, si sono dati appuntamento il giorno seguente a pranzo.
Tra una portata e l’altra, nella cornice del lussuoso ristorante del St. Regis Hotel, si dice che Renzi abbia illustrato al mentore d’oltremanica, le prospettive politiche italiane in vista delle elezioni del prossimo anno oltre all’idea di sfidare Bersani in un duello all’ultimo sangue, nelle possibili primarie.
Non si sa cosa abbia detto l’oracolo britannico al prode Renzi. La certezza è che, con la pace di buona parte della dirigenza nazionale del PD che sviene al solo sentir nominare il nome di Blair, la proposta politica di Matteo Renzi si ispira e si ispirerà a quel new labour dell’ex primo ministro di Sua Maestà. Che guarda un liberismo più da centrodestra con un occhio, e i valori tradizionali della sinistra con l’altro. A scegliere se accettare o meno la strabica, ma pur sempre solida offerta, è giusto però che siano gli elettori attraverso le primarie.
“Considero Tony Blair un grande. Il fatto che ieri sera e oggi a pranzo mi abbia dedicato un po’ del suo tempo mi carica di entusiasmo”, cinguetta su twitter in serata. E allora meno male che Tony c’è.