Il fatto è che a Milano il 15 giugno c’è la festa serale di questa testata giornalistica con cui collaboro. La mattina successiva a Roma c’è il matrimonio di una mia cara amica e sono anche testimone di nozze.
Se vivessi in un paese di primo vero mondo potrei salire sul treno delle 6.20 alla Stazione Centrale di Milano, essere a Roma Termini alle 9.45 e, infine, prendere un taxi per arrivare in netto anticipo in chiesa, con tanto di fedi nella borsetta. In Italia, tuttavia, ho timore a fare una cosa del genere, anzi, se acquistassi il biglietto sarei una folle con l’intenzione di attentare alla cerimonia religiosa.
Ho passato due ore del pomeriggio a cercare una soluzione, ho raccolto solo una serie di scenette tragicomiche che potrebbero verificarsi.
Il treno parte in orario, merito delle mie preghiere dell’ultima settimana. Io sono con il mio bel vestitino in seta, color rosa antico. Prima di sedermi inizio a domandarmi «questo sedile è super pulito? No perché una tinta chiara e un tessuto delicato attirano qualsiasi tipo di alone». A farmi stare più tranquilla tornano in mente le raccomandazioni della commessa «Stia attenta con quest’abito, prima di indossarlo non metta creme idratanti e non utilizzi un deodorante spray perché potrebbe macchiarsi». Allora apro la borsetta cerco un fazzolettino, non c’è. Lo chiedo a qualche passeggero, lo trovo e lo passo sul sedile per accertarmi dell’assenza di polvere. Ecco che tutto il vagone mi scambia per matta e a nulla vale spiegare a quelli di fronte, che devo arrivare pulita a Roma perché ho un matrimonio.
Finalmente mi siedo, paonazza in viso, e il viaggio procede. Tempo 15 minuti e realizzo che l’aria condizionata funziona male, inizio ad avere i piedi gelati, poi le gambe e poi tutto il resto. Cavolo, tre ore e mezza così non passeranno mai. La soluzione è fare le viuzze dal posto a sedere allo spazio divisorio tra una scompartimento e l’altro. Pur di non ibernarmi lo faccio, sempre con la fissazione di non appoggiarmi da nessuna parte per il rischio aloni.
Sono quasi arrivata quando a mezz’ora da Roma il treno rallenta paurosamente fino a fermarsi. Rimango senza respiro e mentre gli altri iniziano a borbottare io aspetto speranzosa la voce di bordo. Arriva la spiegazione, c’è un problema tecnico ma il viaggio riprenderà a breve. Non riprende a breve. Chiedo a tutto il personale spiegando la necessità di arrivare il prima possibile alla Stazione Termini. Sono dispiaciuti ma stanno lavorando al massimo per risolvere il problema.
Il tempo passa, telefono agli altri testimoni supplicandoli di inventarsi qualcosa, ma di non dire nulla agli sposi. Continuiamo così, mi prendo anche le accuse di essere stata incosciente. Hanno ragione, la colpa è mia…. avventurarsi con il treno è da folli. Alla fine metto piede a Roma con soli tre quarti d’ora di ritardo. Scendo al volo, mi metto a correre, se sono fortunata non faccio storte nonostante i tacchi, prendo un taxi, lo supplico di andare più veloce del vento.
Arrivo in Chiesa a cerimonia iniziata perdendomi l’ingresso della sposa e l’emozione dello sposo, il trucco è quasi andato ma i capelli sono in super disordine, tra l’altro i ricci non mi hanno mai aiutata, il vestito è un po’ sgualcito e le occhiatacce sono tutte su di me, comprese quelle del parroco. Dulcis in fundo il testimone che sta di lato mi domanda: «Almeno le fedi ce l’hai?»
Il biglietto lo acquisto, ma per stare a Roma già dalla sera prima così ho anche il tempo di farmi truccare da una truccatrice.
W l’Italia