Il lavoro che ruota attorno al mondo dello spettacolo non fa notizia. Le cronache se ne occupano solo quando qualche impalcatura crolla e muoiono ragazzi che erano lì per guadagnare qualche soldo.
Come al solito, per pochi giorni tutti ne parlano, dopo di che scende il silenzio.
Ed illegalità e lavoro nero continuano a imperversare dietro concerti, eventi, congressi e quant’altro.
In particolare, focalizzandoci sulle agenzie che forniscono il personale addetto alla sicurezza, le anomalie sono tante, troppe.
Partiamo però da principio: a seguito del D.M. 6 ottobre 2009 (Decreto Maroni), è necessaria l’iscrizione in Prefettura del personale addetto ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo in luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi.
Il suddetto decreto prevedeva all’art. 3 la necessaria frequentazione entro il 31 Marzo 2010 da parte degli operatori che espletavano tale attività, di un corso di formazione professionale da organizzarsi a cura delle Regioni. Il corso verteva su tre distinte aeree, una giuridica, una tecnica ed una psicologico sociale. Al termine dello stesso sarebbe stato poi rilasciato un attestato di partecipazione.
Lo stesso decreto a causa di problemi circa i tempi tecnici necessari per l’adeguamento, ha subito tre diverse proroghe. La sua entrata in vigore è slittata così al 1 gennaio 2012.
Stando alla lettera della norma, tutti gli addetti al servizio di controllo dovrebbero ad oggi, essere iscritti nelle Prefetture, e tutte le Agenzie di controllo o “sicurezza” dovrebbero essere munite, secondo quanto previsto dallo stesso decreto Maroni, dell’autorizzazione ex art. 134 TULPS(Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza).
L’odierna situazione però è la seguente: poche sono le prefetture che possono vantare un registro degli operatori addetti alla sicurezza. Ciò significa che il controllo su tali soggetti è quasi inesistente.
In una città come Roma, in cui le attività di spettacolo non scarseggiano di certo, si viene a costituire una situazione di fatto illegale, in quanto la legge non solo non viene applicata, ma molti stewards, sebbene in possesso delle competenze giuste, sono sforniti dei requisiti richiesti dal Decreto ministeriale
Dal punto di vista giuridico, la maggior parte delle prestazioni lavorative avviene a seguito della stipula di un contratto di collaborazione occasionale. Ma di questa collaborazione potrà usufruire soltanto colui che avrà solide conoscenze nell’ambiente.
Nel settore imperversa una concorrenza spietata: per accaparrarsi un turno di lavoro, una chiamata, un’ora di lavoro in più, non c’è nessuna remora a passar sopra agli altri.
In questo quadro a tinte fosche si deve aggiungere la prassi consolidata portata avanti da alcune agenzie al fine di evadere il fisco: la mancata segnalazione alle autorità di alcuni stewards, o la mancata stipula del contratto di prestazione occasionale. Si crea così un vuoto di tutela nei confronti del lavoratore, sia dal punto di vista assicurativo che retributivo.
La maggior parte di questi operatori sono studenti, disoccupati o persone che svolgono queste attività come secondo lavoro. Le tariffe sono ai minimi storici, si parla di 5-6 € all’ora, per stare in piedi tante ore senza l’ombra di una pausa per usufruire della toilette o per mangiare. La crisi economica spinge gli operatori ad affrontare turni disumani, che vanno dalle 10 fino alle 24 ore pur di racimolare qualche ora retribuita in più.
Tutto ciò avviene all’ombra di palchi su cui si esibiscono star super pagate, senza che nessuno faccia niente per pretendere una maggiore legalità e onestà.