Obama ha attaccato l’Iran, e se ne vanta

Gli Stati Uniti e Israele, con il supporto dell’Europa, hanno attaccato l’Iran, ma non lo vogliamo ammettere. Recentemente il New York Times ha "scoperto" (1 giugno 2012) che Obama ha ordinato di a...

Gli Stati Uniti e Israele, con il supporto dell’Europa, hanno attaccato l’Iran, ma non lo vogliamo ammettere. Recentemente il New York Times ha “scoperto” (1 giugno 2012) che Obama ha ordinato di attaccare i computer iraniani con il virus Stuxnet nel 2010 ed è probabile che abbia dato l’ordine di riattaccare col virus Flame in questi giorni. Ora, potrete dirmi che un attacco informatico non è certo una dichiarazione di guerra, e non avreste tutti i torti. Ma conosco qualcuno che non sarebbe d’accordo con voi: gli Stati Uniti. Solo un anno fa infatti loro stessi annunciavano in un delirio di onnipotenza che avrebbero considerato gli attacchi informatici come veri e propri atti di aggressione.
Non si può dar loro tutti i torti vedendo ciò che sono in grado di provocare i virus creati da loro stessi. Prendiamo Stuxnet: era un virus programmato per prendere il controllo dei computer che regolano le centrifughe di una centrale nucleare, per farle muovere in modo tale da distruggerle. Ne sono state danneggiate circa 5.000. Oltre agli evidenti danni economici, sull’ordine dei miliardi, che questo virus ha provocato non sono da escludere i gravi pericoli corsi dalle persone che lavoravano intorno all’area.
Oggi invece l’Iran è stato attaccato da Flame, un virus grazie al quale si può accedere a distanza ad un computer infetto ed estrarne i file. Fortunatamente non dannoso per infrastrutture e uomini, rappresenta comunque una grave violazione del diritto internazionale, soprattutto qualora venga usato (come prontamente accaduto) per sottrarre documenti riservati.
Nonostante l’Iran abbia diritto a reagire, quantomeno con denunce in sedi internazionali, questo paese ha da lungo tempo rinunciato ad appellarsi agli organi sovranazionali, tutti invariabilmente asserviti agli interessi degli Stati Uniti. Negli ultimi anni gli iraniani hanno subito senza fiatare numerosi crimini, come la sistematica violazione del proprio spazio aereo da parte degli Stati Uniti con dei droni da guerra. Quando nel 2011 riuscirono, grazie alle proprie tecnologie, a sottrarne uno al nemico (badate bene, non ad abbatterlo, ma a prenderne il controllo e a farlo atterrare a terra per studiarlo!) gli Stati Uniti, umiliati, hanno richiesto l’”immediata restituzione del velivolo sottratto”. Da dieci anni i persiani subiscono una terribile campagna terroristica che ha fatto più di 200 morti, la maggior parte dei quali civili. Gli Stati Uniti e Israele hanno organizzato e finanziato i gruppi terroristici Jundullah e Mko, che hanno causato più di duecento morti in Iran, attaccando quasi esclusivamente la popolazione civile, facendo esplodere bombe nelle moschee e sotto le automobili. Inoltre delle sanzioni internazionali pesantissime stanno tentando di strozzare l’Iran, aggredendo innanzitutto la sua popolazione.
Direte: se lo sono meritato, perché vogliono buttare una bomba nucleare su Israele. Nient’affatto, queste sono menzogne create ad hoc per giustificare il tentativo di distruzione di uno stato pacifico. L’Iran non solo non ha mai attaccato nessuno nel corso della sua storia (mentre gli Stati Uniti nel corso degli ultimi vent’anni hanno mosso otto guerre di aggressione senza neppure avere il mandato Onu) ma non si sognerebbe mai di buttare un’atomica sulla Palestina. Sarebbe paradossale che, per aiutare un popolo vessato come i palestinesi di cui gli iraniani dicono di essere difensori, facessero esplodere un’enorme bomba radioattiva sulla Terra Santa. L’idea che l’Iran voglia attaccare Israele è nata quando il 26 ottobre 2005 venne pubblicata dalla stampa occidentale (nello specifico il New York Times) una citazione di Ahmadinejad, allora presidente: “Spazzeremo Israele dalle mappe”. Si trattava di una interpretazione sbagliata (falsa sarebbe la parola più corretta) di questa frase: “Come disse una volta l’Imam Khomeinì, Israele è destinato a scomparire dalle pagine della storia, e queste furono parole molto sagge”. Non si può confondere inimicizia per aggressione, ma gli Stati Uniti non sono soliti badare a queste sottigliezze.
La volontà degli Stati Uniti e di Israele di interferire con la politica interna dell’Iran è frenata unicamente dal potere economico di quest’ultimo, che è uno dei più grandi esportatori energetici del mondo, dalla sua posizione geografica, che gli permetterebbe di contrattaccare bloccando lo stretto di Hormuz, e dalla prossimità di Israele e delle basi in Aghanistan, che potrebbero subire le ritorsioni.
La leadership militari americana e israeliana, non per nulla, sono totalmente contrarie all’attacco. Ma i falchi dei rispettivi paesi ormai non ascoltano più nemmeno i generali: sentono l’imperativo morale di abbattere quei fanatici islamici degli iraniani. Che lo debbano fare forse glie lo ha detto Dio in persona, come accadde con Bush. E ancora oggi continuiamo a contare i morti delle guerre in Iraq e in Afghanistan, che hanno ormai superato i duecentomila.

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