In Europa si fanno tagli e riforme in tutti i settori, ma mai che si parli di politica estera. Ci precludiamo delle scelte solo per paura di non irritare gli Stati Uniti, che nel frattempo però ci sfottono per la nostra crisi e ci additano come i responsabili dei loro guai, nonostante la crisi sia partita proprio dalle stanze dei grattacieli di New York.
Un nodo da sciogliere è quello degli eserciti europei. Spendono troppo: 45 miliardi l’Inghilterra, 40 la Francia, 33 la Germania, 22 l’Italia, 11 la Spagna… Negli ultimi anni sono stati fatti dei timidissimi passi avanti istituendo della agenzie per il controllo degli acquisti, che sono riuscite ad abbattere i costi di qualche zero virgola, ma nient’altro. Ciò di cui gli europei avrebbero bisogno è un unico esercito. Oggi se sommiamo la spesa dei singoli Stati europei scopriamo che ogni anno vengono spesi 200 miliardi, una cifra pari all’intero Pil della Grecia per intenderci. Troppi? Probabilmente no se comparati agli oltre 500 miliardi degli Stati Uniti. Ma l’Europa non ha mire egemoniche sul mondo e di basi nel Pacifico non sa che farsene.
Un esercito europeo sarebbe militarmente molto più efficiente ed efficace rispetto all’attuale frammentazione. Costringerebbe finalmente i paesi dell’Europa ad attuare una politica estera comune, rendendoci più uniti e coerenti agli occhi del mondo. Darebbe una spinta agli scambi culturali e ai legami tra i paesi, spedendo soldati di ogni nazione a prestare servizio nelle altre. Sia chiaro, non si tratta certo di un’idea che mi è venuta stamattina quando mi sono svegliato. C’è chi ha sostenuto la necessità di un esercito europeo già da dopo la II GM, ma gli Stati Uniti si sono sempre opposti, chiudendo la questione.
E’ ora di ripensarci. E già che ci siamo: ritiriamoci dall’Afghanistan. E’ stata una guerra sbagliata e l’abbiamo persa. Stare lì costa un miliardo l’anno e gli italiani hanno cose serie a cui pensare: perché le scosse di terremoto hanno lasciato molti danni e ne potrebbero portare altri.