di Germano D’Ambrosio
LA TRAMA
In memoria di C.B. ‘Vedi, tu non senti più il brivido’. Me l’hanno detto, a ragione, qualche tempo fa. Quel brivido che hanno gli ingenui quando spalancano gli occhi ancora impiastricciati di sonno al nuovo giorno, e si chiedono quali meravigliose avventure affronteranno. O che frequentano una tizia, e col passare dei giorni si chiedono Come andrà a finire con lei?. Lo so bene come andrà a finire, io. Quel brivido non lo sento più, lo so, devo accontentarmi delle fottute briciole. Cosa che spinge molti di noi a farsi fare un pompino da una sconosciuta, o a frequentare una sala scommesse. È così che mi ritrovo, in un afoso pomeriggio di giugno, a condividere alcuni metri quadri d’aria con animali sudaticci, coi volti lucidi e allungati, e un foglietto di carta in mano, e una penna. Non gioco ai cavalli, io, che è roba da sfigati mangiamerda. C’è gente che gioca ai cavalli e butta soldi a uffa perché non sa distinguere una corsa flat da una hurdle. Io scrivo di calcio e punto sul calcio. Oggi iniziano gli Europei, ho pensato mentre ero sul divano: un evento mainstream, un buon alibi per scommettere senza sentirmi troppo in colpa. E poi le partite le trasmette anche la tv del governo, l’unica che possiamo permetterci noi morti di fame, così posso incazzarmi o gioire a ragion veduta. Progetto della serata: io, un televisore, lo scontrino della giocata e alcuni barattoli di birra. Per realizzarlo c’è un solo modo, uscire di casa e ottenere gli ultimi due elementi. È così che mi ritrovo in un afoso pomeriggio eccetera. C’è Russia-Repubblica Ceca, la prima cosa che mi viene in mente è che ottenere buoni risultati sportivi è fondamentale per l’immagine di una dittatura. Scrivo 2-0, una giocata vigliacca. Mi si addice. Passo a prendere due barattoli di birra e aspetto il momento, come si aspetta prima di farsi una scopata, di quelle da due soldi però. Quella parvenza di brivido che ci sembra di sentire quando, a un’ora dalla fine della gara, il risultato che hai previsto si sta verificando, e preghi che non cambi. O non si sta verificando, e preghi che quei dannati stronzi si diano una mossa. È per questo che si scommette, a prescindere dal grano che ci metti sopra, a prescindere che tu sia ricco o povero. In quei momenti il cuore sembra quasi battere, anziché tenere il tempo come al solito. Per la cronaca, alle 22.40 la partita si chiude col risultato di 4-1. Ma a quel punto, come mi ha detto un tizio una volta, sono troppo ubriaco per lamentarmi: sento solo il morso e la tristezza selvaggia di un’altra buona cosa persa per sempre. Domani andrà meglio.
LA SCENA MADRE
La Repubblica Ceca che sul 2-1 crede nella rimonta quanto io credo nell’esistenza del Padreterno, o come cavolo si chiama.
MAN OF THE MATCH
Il ceko Pilar: al 52’ segna il gol del temporaneo 2-1 che manda in fumo i miei sogni di gloria, ma mi permette di alzarmi dal divano per pisciare, finalmente.
RVSP
“Scommettere non è così distruttivo come la guerra e non è così noioso come la pornografia. Non è immorale come gli affari o suicida come guardare la televisione. E le percentuali sono migliori di quelle della religione” (Mario Puzo)