ElleBoSettore difesa: l’Italia spende meno di Francia e Germania. E spreca anche

Altro che caccia F-35... L’Italia per il settore della difesa spende meno dei partner europei e spende anche male rispetto alle necessità di un settore che, etica a parte, è indispensabile per cont...

Altro che caccia F-35… L’Italia per il settore della difesa spende meno dei partner europei e spende anche male rispetto alle necessità di un settore che, etica a parte, è indispensabile per contare ancora qualcosa nel mondo. A rivelarlo è un report della fondazione Fare Futuro di Adolfo Urso.

“Quale difesa per la Repubblica?” questo è il titolo del report presentato qualche giorno fa nella sede della fondazione a Roma. Un elaborato a più mani che fotografa lo stato di salute del settore della difesa e della produzione militare che ad oggi ha un fatturato da 13 miliardi di euro. «Grosso modo pari alla stessa spesa dello Stato per la funzione Difesa», scrive Paolo Quercia, analista indipendente di relazioni internazionali, nel suo capitolo.

Fare Futuro con il suo rapporto contribuisce a fare un po’ di luce in un settore di cui si parla sempre troppo poco. Non è un caso che sia proprio un settore in cui la Commissione europea è intervenuta.

L’Italia destina alla difesa meno del 1% del Pil: «un valore che da esperti ed analisti è comunemente ritenuto al di sotto della spesa necessaria per mantenere aggiornato ed operativo un moderno strumento militare», scrive nella sua analisi Quercia. Insomma l’Italia non riesce a stare al pari dei principali paesi europei. E non solo, il nostro paese spende poco e spenderebbe anche male sempre secondo l’analisi di Quercia che individua tre principali criticità: «l’elevata spesa per il personale, il basso livello degli investimenti ed il basso livello di “output” di forze terresti».

Ci chiediamo: Vuoi vedere che l’Italia spreca anche nella difesa? Ed è proprio così. Dai dati difusi dall’European Defence Agency (2012) l’Italia destina il 75% delle risorse nella spesa per il personale contro il 34% dell’Inghilterra, il 48% della Francia e il 53% della Germania.

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