Giocare al tempo del terremoto, come si stesse in un campeggio o in una divertente colonia estiva dove ci sono anche mamma e papà. È quello che sta accadendo nelle tendopoli degli sfollati in Emilia, dove le iper protettive mamme italiane hanno ideato il “gioco del terremoto”, pur di non far soffrire i loro cuccioli, pur di non spaventarli, pur di non far conoscere loro le brutture della vita. Un po’ come Roberto Benigni ne La vita è bella che, per proteggere il figlioletto Giosuè dalla terribile realtà dei campi di concentramento nazisti, gli racconta che stanno partecipando a un gioco a premi e devono superare diverse prove per vincere un carro armato vero, spacciandosi per l’ interprete del soldato tedesco, “traducendo” le regole del lager come fossero un emozionante gioco.
Le ansie scaturite dalle brutture del terremoto sono difficili da gestire per grandi e piccini, ma gli psicologi lanciano l’allarme: non raccontare troppe favole ai bambini, non fargli credere di essere in vacanza, non proteggerli eccessivamente. Nonostante in questi casi sia necessario ricostruire una sorta di normalità rassicurante anche al di fuori della propria casa e della propria vita, potrebbe risultare dannoso un senso di protezione così forte da stravolgere e nascondere la verità. È normale che se la terra non smette di tremare giorno e notte è difficile (anche per un genitore) controllare l’ansia e la paura e non soccombere alla disperazione. Ma il modo migliore per aiutare i più piccoli ad affrontare questa situazione di emergenza, consigliano gli esperti, è spiegare quanto accaduto, cercando di rassicurarli, non trasmettendo loro ansia e confortarli, spiegando loro che ci sono persone capaci, in grado di aiutarli.
Che senso ha mentire ai bambini visto che li ha già “fregati” il terremoto…