ElleBoTerremoto, non intasare i telefoni per le emergenze e nemmeno i social network

Le agenzie di stampa nei primi lanci successivi a scosse di terremoto dettano “Persone in strada anche a ...” per far capire che il sisma si è avvertito anche in zone lontane dall'epicentro. Da qua...

Le agenzie di stampa nei primi lanci successivi a scosse di terremoto dettano “Persone in strada anche a …” per far capire che il sisma si è avvertito anche in zone lontane dall’epicentro. Da qualche tempo potrebbero “far prima” dettando: «come si registra da Facebook e Twitter panico anche a …». Ovviamente fanno bene a non farlo, ma resta il fenomeno da social network che dovrebbe essere contenuto per salvaguardarne proprio la funzione sociale di comunicazione. Quando a volte internet è proprio l’unico mezzo per chiedere aiuto.

Una delle raccomandazioni che i mezzi d’informazione non si stancano mai di ripetere è di non intasare le linee telefoniche negli attimi successivi a calamità naturali – in questo caso il terremoto – per facilitare le comunicazioni di emergenza. Telefonate per dire “Ciao, sì tutto bene” oppure “sentita la scossa?” sono giustificate e giustificabili ma non prioritarie.

La stessa raccomandazione dovrebbe essere estesa ai social network utilizzati sempre di più per comunicare. Proprio quando i cellulari vanno fuori uso, come in genere accade nei minuti dopo le scosse, spesso l’unico strumento per chiedere aiuto o per dare comunciazioni urgenti è internet. A volte un hashtag del tipo #terremoto può valere quanto una telefonata d’emergenza. Una ragione per smettere di scrivere le proprie sensazioni dopo il sisma (della serie: «Ho sentito il terremoto! 🙂 :)» e simili) che oltre ad essere, in molti casi, infantile è pure dannoso.

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