neofitismiUn illuminista in chiesa

Dai tempi di Voltaire e Robespierre i francesi sono famosi per le loro idee rivoluzionarie e progressiste. Qualche secolo dopo, ci riprova Thierry Jaillet, saggista, cattolico, praticante. E convin...

Dai tempi di Voltaire e Robespierre i francesi sono famosi per le loro idee rivoluzionarie e progressiste. Qualche secolo dopo, ci riprova Thierry Jaillet, saggista, cattolico, praticante. E convinto che sia cosa buona e giusta permettere ai gay di sposarsi.

Mentre a Milano arrivava il Papa a spiegare cosa fosse la “vera” famiglia, Jaillet pubblicava un articolo su Le Monde per spiegare perché la chiesa dovrebbe essere favorevole ai matrimoni fra persone dello stesso sesso. Essendo cattolico, sorvola appena tutti i motivi razionali che da anni continuano inutilmente a ripetere i laici scontrandosi con la sorda testardaggine dei credenti: «non sarà con dei semplici argomenti ragionevoli che potremo convincerli su questo punto», dice. E punta piuttosto sulla Bibbia per affrontare la paura più forte nei confronti delle famiglie omosessuali: l’omoparentalità.

«Dai tempi di Gesù Cristo sappiamo che la sola filiazione che conta non è quella riproduttiva, ma quella adottiva». Insomma, Gesù non è stato certo concepito dall’unione di Giuseppe e Maria. E, se anziché Giuseppe, ci fosse stata Maddalena, Cristo si sarebbe incarnato comunque. Perché quello che conta è che tutta la società si occupi dei bambini e si preoccupi della loro educazione.

La faccenda del matrimonio, continua Jaillet, è lo stratagemma adottato dalla Chiesa medievale per affermare il proprio potere sulla società ed assicurare ai bambini un contesto educativo minimo. Al giorno d’oggi di queste beghe amministrative, dal matrimonio alla scuola, se ne può occupare lo Stato. «Il matrimonio omosessuale libera la Chiesa dalle preoccupazioni della gestione quotidiana della società permettendole di concentrarsi solo sulla diffusione del suo messaggio spirituale». Così, le alte sfere del clero potranno smettere di interessarsi «plus de nos histoires de cul que de spiritualité».