ElleBoUna riforma pasticcio per nascondere i limiti della politica

Al Senato è in corso il dibattito per portare avanti il ddl sulle riforme costituzionali fortemente voluto dal Pdl e dalla Lega. Più che un'organica riforma politica del paese, un mero tentativo di...

Al Senato è in corso il dibattito per portare avanti il ddl sulle riforme costituzionali fortemente voluto dal Pdl e dalla Lega. Più che un’organica riforma politica del paese, un mero tentativo di restare a galla con temi (semi-presidenzialismo e Senato federale) che si pensano essere ancora cari al proprio elettorato. Questa riforma è però senza gambe ed è stata bocciata da illustri tecnici. Il presidente emerito della Consulta, Ugo De Siervo, il 6 giugno sulla La Stampa l’ha definita “un’incredibile pasticcio”.

Lasciando perdere, per un attimo, le disquisizioni puramente costituzionali di cui non abbiamo le competenze e soffermandoci sul valore politico di questa proposta di riforma costituzionale vengono i brividi a pensare ad un così goffo tentativo da parte dei partiti di rispondere alla loro crisi modificando la carta costituzionale introducendo novità di cui il paese non sente una reale necessità.

Non è cambiando il regolamento che si vincono le partite. Una semplice regola che dovrebbero accettare anche a Palazzo Madama e a Montecitorio. Non rischiamo di cadere nel populismo quando affermiamo che il paese ha urgenza di ben altre riforme strutturali che una modifica dell’impianto politico per accontentare i vertici di alcuni partiti. Il semi-presidenzialismo è disegnato per mantenere in politica la figura del leader carismatico, capace di risolvere ogni problema con la sua sola presenza. Quasi con poteri taumaturgici. Un modo per accontentare vecchi istinti italiani che proseguono interrotti da decenni. Non si mette in dubbio la tenuta democratica di quel sistema, per carità, però magari in Italia non è il proprio il massimo. Ci manca proprio questo dopo che ci siamo, pardon, ci hanno tolto la prerogativa costituzionale di eleggere i deputati regalandoci liste bloccate; non si capisce bene con quale vantaggio per l’elettore. Semmai gli unici a “guadagnarci” sono i partiti stessi. A perderci, quello sì, è la credibilità del sistema.

Poi l’idea del Senato federale così cara agli istinti secessionistici della Lega Nord e portata avanti, talvolta in maniera bipartisan, dai tempi dell’Unione. Anche qui sarebbe bello capire quale reale impellente necessità ha il paese di dotarsi di un modello “federale”, tranne la suggestione di copiare dagli amici/nemici tedeschi il modello Bundesrat, . Ci risiamo: è sempre troppa la distanza tra il paese vero e le stanze della politica.

La necessaria riforma costituzionale del paese è ridurre i propri parlamentari con un percorso autonomo per evitare di ritrovarla inserita in una riforma destinata a finire in un binario morto. L’urgenza della politica è tornare a lavorare dal basso per ricostruisci un consenso perso in decenni di dilagante partitocrazia. Un consiglio non richiesto. Ripartite dal testamento politico lasciato da Enrico Berlinguer nel suo ultimo discorso a Padova:«Lavorate tutti! Casa per casa, azienda per azienda, strada per strada, dialogando con fiducia».